La vera storia di Gesù 1°, 2° e 3° parte

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Luca
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La vera storia di Gesù 1°, 2° e 3° parte

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Riguardo la vita storicamente comprovata di Gesù, avatar di riferimento del Cristianesimo, i falsi miti tutt’oggi diffusi sono stati già pretrattati deduttivamente da Tom Montalk nel post Gesù è storicamente esistito?“. Essendo però ancora debitori di precisazioni d’ordine cronistorico, postiamo questo articolo in due parti, grazie al quale i dubbi finiranno probabilmente lavati e centrifugati a puntino, nonostante richieda una lettura particolarmente impegnata.Che la vita di Gesù non si fosse svolta secondo quanto affermato ufficialmente dalle fonti teologiche è cosa risaputa. Persino l’abdicando Papa Ratzinger nel suo libro “L’infanzia di Gesù“ afferma chiaramente che le cose non si siano svolte proprio come la Chiesa racconta. Probabilmente però, neanche lui immagina quanto ampiamente le reali vicende si discostino da quelle radicate nell’immaginario collettivo.Chi può sapere oggi che cosa sia realmente accaduto duemila anni fa? Evidentemente soltanto coloro che hanno fatto della sistematica e accurata ricerca storiografica e religiosa l’asse portante della proprio anelito alla Verità. Fra di essi, una voce di spicco è sicuramente quella di Franck O’Collins, autore del monumentale e trentennale lavoro di risistemazione delle verità storico religiose epurate da ogni sorta di manipolazione decettiva, convogliate nel sito http://www.one-faith-of-god.org, parte di un’opera enciclopedica ancor più grande denominata UCADIA.La sicurezza e l’autorevolezza delle affermazioni di O’Collins non lasciano spazio a fantasia o a dubbi: numerando addirittura i paragrafi in puro stile trattatistico, l’autore non lesina neanche sui più piccoli dettagli delle vicende di Gesù, figlio del Re d’Irlanda Giuseppe d’Arimatea, cominciando dalla nascita dal grembo di Maria fino alla morte per decapitazione avvenuta per mano di Paolo di Tarso, passando per la crocefissione simulata in complicità con Giuda, la fuga nel sud della Francia – dove proliferò la sua progenie nata dall’unione con Maria Maddalena – e il ritrovamento delle sue spoglie a Talpiot Est nel 1980.I più noteranno enormi punti di contatto con le vicende di stampo gnostico, così come sono narrate nel best-seller di Dan Brown “Il Codice da Vinci“. Rimarchiamo che il punto di vista di O’Collins è puramente storiografico: sono volutamente ignorate, per coesione, semplicità e lunghezza di esposizione, tutte le enormi implicazioni spirituali, religiose e cosmiche dell’incarnazione di Gesù Cristo, che meriterebbero una trattazione a parte.
Considerato il periodo di crisi profonda che sta vivendo la Chiesa in questo periodo della sua storia recente, non c’è momento migliore per cominciare a rispolverare certi fatti caduti per troppo tempo nel dimenticatoio, ricostruendo con equilibrio e discernimento l’aspetto storico relativo all’evento cosmico spirituale più importante che sia mai accaduto sulla Terra. Questa sì, che è la NOSTRA storia.

1° PARTE

Capitolo 1
FRATELLI E SORELLE


1. Ogni testo che si possa definire storicamente accurato a proposito della vita di Gesù, sia esso cristiano, pseudo-cristiano o ebraico, afferma che Gesù avesse almeno due o più fratelli.

2. Risulta chiaro, dalla lettura dei Vangeli, come non venga fatto alcun tentativo per nascondere il fatto che Gesù avesse fratelli e sorelle.

3. La ragione di tutto questo risiede probabilmente nel fatto che la morte di suo fratello Giacomo (il Giusto), il primo Patriarca/Papa e leader ‘consacrato’ dei discepoli successivamente alla crocifissione di Gesù, rappresenti un evento storico in riferimento al quale esistono sostanzialmente più prove e riferimenti di quanti ne esistano per lo stesso Gesù.

4. L’omicidio brutale e a sangue freddo di Giacomo il Giusto, intorno al 62 d.C., fu realizzato dalla stessa famiglia di Sommi (Alti) Sacerdoti che erano stati i responsabili della crocifissione di Gesù, il Casato di Ananus (Hanan), fu questa famiglia ad organizzare il suo omicidio, con l’appoggio di Paolo di Tarso.

5. Si trattò inoltre dell’assassinio di un personaggio che si era dimostrato un vero e proprio eroe nazionale, un evento che di lì a poco si trasformò nell’elemento scatenante della rivolta che condusse infine alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C.

6. Ora, se anche tale resoconto storico appare singolare ed enigmatico per chiunque sia stato educato nella fede cristiana, ciò non sorprende, dato che, nonostante il fatto che le chiese cristiane si dimostrino ben felici di riconoscere che Gesù avesse avuto effettivamente una famiglia, è a questo punto che le loro ammissioni tendenzialmente si fermano.

7. Successivamente a tale ammissione, gran parte degli studiosi cristiani sono stati ossessionati dal fatto di introdurre genealogie complesse per illustrare il fatto che Gesù fosse effettivamente figlio unico, o che i suoi fratelli e le sue sorelle fossero stati adottati, o addirittura che l’intera storia riguardante i suoi fratelli e le sue sorelle costituisca un terribile fraintendimento.

8. Perché tale menzogna? Perché questa deliberata volontà di evitare una delle poche indicazioni rese evidenti all’interno della Bibbia, e relativa al fatto che Gesù avesse fratelli e sorelle?

9. Prenderemo in considerazione la tradizione a noi giunta e i motivi di fondo di tale condotta, cercando anche di rispondere con esattezza alla domanda relativa a chi fossero effettivamente i fratelli e le sorelle di Gesù e a ciò che accadde loro.

Capitolo 2
LA LINEA REALE DI GIUDA


1. Mille e settecento anni fa, prima che i teologi cristiani si impegnassero ad elaborare una serie di fallaci argomentazioni impegnate a sostenere che Gesù fosse stato in effetti un Dio vivente, non vi era alcun dubbio sul fatto che Gesù fosse il primogenito di una serie di fratelli e sorelle suoi consanguinei.

2. Sostenere il contrario sarebbe stato assurdo, non solo perché esisteva ampia evidenza storica e liturgica di questo, ma anche perché le antiche tradizioni della regione imponevano la formazione di famiglie con un certo numero di figli, dati i rischi che si correvano a quel tempo.

3. Tale condotta era certamente obbligata per ogni famiglia reale e in particolare per qualsiasi famiglia reale che si trovasse in esilio.

4. Nel caso di Gesù, il suo patrimonio unico avrebbe dovuto costituire la convergenza tra la più antica delle linee di sangue degli originari Alti Sacerdoti di Israele (la linea di Aronne), da parte di sua madre, e quella degli antichi re di Israele (la linea di Davide), da parte di suo padre Giuseppe.

5. Tutto ciò è assai più significativo rispetto a quello che la Bibbia o qualunque altro testo cristiano o ebreo possa mai dichiarare apertamente, poiché implicava un matrimonio tra i discendenti di due linee di sangue ben precise, ovvero tra un discendente della linea di sangue reale dei Sadducei e una discendente della linea di sangue degli Esseni.

6. Questi due gruppi, nell’ambito della cultura ebraica, 2000 anni fa, rappresentavano due nemici giurati, in effetti quasi i poli opposti in riferimento alla propria fede e al proprio effettivo credo religioso.

7. I misteriosi Esseni, o “gli egiziani”, come i Sadducei amavano definirli, rappresentavano i custodi di una fede profonda in una divinità monoteistica, erano vegetariani, ed erano ossessionati dalla purezza della mente, del corpo e dello spirito.

8. I Sadducei rappresentavano invece gli infami satanisti che regnarono su Israele nel corso di periodi terribili, funestati da sacrifici umani e dissolutezza, ed erano leggendari per la loro assenza di autocontrollo e di pietà, e non condividevano in effetti alcuno dei principi religiosi degli Esseni.

9. Considerando il fatto che un tale matrimonio avrebbe potuto dare vita ad eredi che sarebbero stati tanto legittimi Re di Israele quanto Alti Sacerdoti, quindi legittimi Re-Sacerdoti, esiste un unico caso registrato di un simile matrimonio, quello tra Giuseppe d’Arimatea (Ha-Rama-Theo, Sua Maestà Divina, Principe Ereditario) e Maria, la discendente di sangue di Zaccaria e, in definitiva, del faraone Akhenaton (“Mosè”).

10. Non sorprende, data l’esclusiva combinazione di questi due opposte componenti in un’unica, potremmo dire, “super linea di sangue”, che a questa famiglia fosse stata concessa una denominazione unica e fuori dall’ordinario – I Desposyni (dal greco δεσπόσυνος (desposunos) “di o appartenenti al Padrone (Maestro) o al Signore”).

11. Fu un nome riservato solo ai consanguinei di Gesù.

12. Ma vi è un ulteriore elemento storico essenziale in questa specifica fusione tra linee di sangue, ed inoltre nella storia del padre di Gesù, ovvero il fatto che Giuseppe fosse definito Ha-Rama-Theo (Sua Maestà Divina). A tutti gli effetti, in qualità di diretto discendente della stirpe di Davide, doveva essere imparentato con il re Zedechia tramite la sola parente sopravvissuta, la Principessa Tamar.

13. Ciò significa che il titolo di Giuseppe era quello di Supremo Re d’Irlanda, l’unico effettivo e diretto discendente di sangue di Zedechia rimasto sul pianeta Terra, uno dei Cuileann (che esistono ancora oggi come i O’ Cuilleain, i Cullen, Collins, Cullenan e O’ Coileain).

14. Inoltre, l’importanza del matrimonio di Giuseppe e Maria assume un’ulteriore dimensione per il fatto di ri-stabilire e ri-unificare due linee di sangue, precedentemente antagoniste, una riunificazione di cui mai si era stati testimoni sin da quando Geremia e Baruch condussero la Principessa Tamar in Irlanda nel 590 a.C.

Capitolo 3
I DESPOSYNI


1. Ci sono nomi menzionati in diverse punti nella Bibbia e in altri documenti non canonici. Sulla base di questi ultimi, ecco la migliore elencazione che è possibile realizzare dei fratelli e delle sorelle di Gesù in ordine di età, dal più vecchio al più giovane.

– Parenti stretti di Gesù:

2. Giuseppe – Sua Divina Maestà, Re Supremo d’Irlanda in esilio.

3. Maria, Madre di Gesù.

4. Gesù (maggiore e primogenito, a cui fa riferimento anche l’anagramma di Lazzaro nel Vangelo secondo Giovanni).

5. Maria Maddalena (Mariamne) – moglie di Gesù.

6. Martha (Salomè anche soprannominata Matia).

7. Giacomo (il Giusto).

8. Joseph (Giuseppe).

9. Giuda (Judas, noto anche come Tommaso il gemello).

10. Maria (Miriam).

11. Cugini:

12. Cleofa (Cleopas), fratello minore di Maria.

13. Simeone Cleofa (Simeon Cleopas).

14. Maria Cleofa (Mary Cleopas).

15. In riferimento a cosa sia accaduto a tali parenti più stretti, è chiaro che, nel 44 d.C. circa, quando Paolo di Tarso riuscì ad eliminare il responsabile dell’operazione Nazarena di sostegno alla popolazione rispetto alla carestia appena manifestatasi (Stefano, il martire), Giuseppe condusse tutta la sua famiglia, esclusi Gesù e Maria Maddalena, in Britannia, mentre Giuda (noto anche come Didimo Tommaso) si rifugiò nell’area di Tamil Nadie, in India.

16. Il resto dei discepoli, insieme a Giacomo il Giusto, restarono a Gerusalemme per coordinare gli sforzi indirizzati a sostenere la popolazione a seguito della grande carestia verificatasi nella regione.

Capitolo 4
I FATTI RINNEGATI DALLA VERSIONE CRISTIANA


1. Rispetto a tale elenco dei parenti strettissimi di Gesù, le chiese cristiane sono concordi nel contestare i seguenti fatti.

2. Il Cristianesimo d’Oriente, da Eusebio in avanti, ritiene che fossero “figli di Giuseppe avuti dalla sua (non registrata/non meglio identificata) prima moglie.”

3. Il Cattolicesimo Romano, in base a quanto contenuto in Marco 15:40, Marco 16:01, Giovanni 19:25 e Giuda 1, ritiene, così come (San) Girolamo (autore della Vulgata), che fossero ‘cugini’ di Gesù, figli di Maria, la moglie di Cleofa, traducendo in cugino il termine greco per “fratello” o ” parente” utilizzato nei Vangeli.

4. Seguendo Egesippo (150 d.C. circa), citato da Eusebio (Storia Ecclesiastica 3, 11), Cleofa (Cleopas) risulterebbe presumibilmente il fratello di Giuseppe, mentre Simone sarebbe il cugino di Gesù.

5. Ovviamente, un conto è sostenere tali argomentazioni per tentare di screditare l’effettiva esistenza di fratelli e sorelle consanguinei, un altro è creare prove fasulle.

6. “Il Protovangelo di Giacomo” – e tale documento rappresenta un’opera dalla dubbia fama che viene falsamente attribuita al leader della chiesa di Gerusalemme, Giacomo – afferma che Giuseppe fosse stato precedentemente sposato, e che da tale matrimonio avesse avuto due figli.

7. Tanto gli studiosi cristiani quanto quelli ebrei sono impegnatissimi a sottolineare che nell’aramaico non esistesse alcun termine per indicare “cugino”, sostenendo quindi che il termine “fratello” fosse stato utilizzato come termine sostitutivo. Gli studiosi cristiani affermano inoltre, come se si trattasse di una sorta di dato di fatto, che tale utilizzo continuato del termine “fratello” per indicare anche un “cugino” non costituisse una novità assoluta, anzi, sarebbe da considerare più che altro una consuetudine comunemente accettata in quella lingua.

8. Ovviamente questa teoria risulta assolutamente priva di senso quando ci si rende conto che i primi vangeli dei Nazareni furono scritti in greco, mentre i vangeli fasulli di Paolo e degli scribi degli Alti Sacerdoti furono scritti in aramaico e anche in greco.

9. In greco, scusanti o sotterfugi di tale genere non possono essere utilizzate. Dato che un testo che si impegni a parlare di fratello o sorella significa appunto quello: fratello o sorella di sangue.

10. La Chiesa Cristiana sviluppò, nel tempo, un altro ‘escamotage’ per rendere più difficile rivendicare, come buon senso imporrebbe, l’esistenza di effettivi fratelli e sorelle di Gesù. Si impegnarono ad affermare che Giuseppe fosse già anziano e che fosse morto poco successivamente al ritorno di Maria a “Nazareth” (la variante cristiana della località nota come Nazara).

11. Tale affermazione assolutamente fasulla fu resa possibile successivamente al deliberato occultamento dell’identità di Giuseppe Ha-Rama-Theo, Supremo Re d’Irlanda in esilio, diretto discendente del Re Zedechia, della casa dei Cuileann, degli “Uomini Sacri”, le più antiche e ‘divine’ linee di sangue della storia, l’uomo più ricco di tutta la regione ed inoltre il padre di Gesù.

12. La soluzione riguardante tali controversi elementi risulta più semplice di quanto possa apparire. Pur essendo la città di Arimatea puramente immaginaria, il suo anagramma raramente è stato contestato, così come non lo sono state le numerose sezioni apparentemente contraddittorie e prive di senso del Nuovo Testamento, un evento che si sarebbe verificato se Giuseppe di Arimatea non fosse stato il vero padre di Gesù.

13. I Cristiani andarono persino oltre, dipingendo Gesù, il discendente di una stirpe reale di re e sacerdoti, come il figlio di un povero falegname (carpentiere), un travisamento vergognoso seppure per molti versi non una menzogna in senso assoluto, dato che suo padre Giuseppe aveva completamente auto-finanziato la costruzione di una città completamente nuova abitata da migliaia di persone, nota come Nazara, nell’arco di dieci anni.

14. Sarebbe come affermare che la famiglia proprietaria della Wal-Mart sia in effetti una famiglia costituita da commessi di un centro commerciale.

15. Ovviamente, tutto questo è stato reso possibile distruggendo sistematicamente ogni singola prova in grado di dimostrare il contrario.

16. In primo luogo, ovviamente, distrussero i Nazareni, quindi gli Esseni, e successivamente le residue connessioni irlandesi-ebraiche in tutto il Mediterraneo.

17. Tale quadro include inoltre le numerose invasioni dell’Irlanda orientate a favorire l’eliminazione di quell’antica cultura e costringendo qualsiasi elemento in grado di dimostrarsi una prova dell’antica saggezza dei Supremi Re d’Irlanda a tornare all’ “età della pietra”.

18. Nel corso di tale processo, la Chiesa garantì inavvertitamente la sopravvivenza della prova più schiacciante di tutte, ovvero quella relativa alle linee di sangue degli antichi re e dei diretti discendenti della stirpe di Davide e della stirpe di Gesù.

Capitolo 5
I FIGLI DI GESÙ E MARIAMNE (MADDALENA)


1. Ora, la presunta ragione per cui i non Cristiani, e perfino gli stessi Cristiani, ritengono che la Chiesa difenda a spada tratta il fatto che Gesù fosse figlio unico, sembrerebbe quella di proteggere il suo culto e la fede nella verginità e nella santità di Maria.

2. Si tratta tuttavia, in questo caso, di difendere i canoni fondamentali del culto di Cibele, della “Regina Coeli”, i principi fondamentali del culto della Vergine e della Dea Madre, uno dei più antichi culti pagani e probabilmente il più sanguinario e perverso.

3. Ciò che è evidente, è che se un cristiano, e in particolare la Chiesa Cattolica, dovessero ammettere che Gesù avesse avuto fratelli e sorelle biologici, ed esistono schiaccianti prove storiche a confermarlo, allora il concetto di un “divino figlio di Dio” comincerebbe a traballare.

4. Quest’ultima è inoltre una delle ragioni per cui la Chiesa è impegnata ad avversare in ogni maniera possibile la versione presentata nel “Codice Da Vinci”.

5. Tuttavia, la vera ragione, la ragione storica, è assai più sinistra, assai più terribile di un semplice tentativo di difesa nell’ambito di un dibattito teologico.

6. Poiché, tramandato di vescovo in vescovo, di documento esoterico in documento esoterico, di reliquia in reliquia, la Chiesa, e soprattutto la Chiesa di Roma, è stata custode di un terribile segreto riguardante il Cristianesimo e la famiglia di Gesù.

7. Ora, se avete letto il Nuovo Testamento e le informazioni da noi presentate a proposito dell’effettiva origine del Cristianesimo, vi renderete conto che non fu Gesù, né alcuno dei suoi discepoli a creare il Cristianesimo, ma Paolo di Tarso e i Sadducei.

8. Inoltre, comprenderete come la stessa Chiesa Cristiana sia stata finanziata grazie a fasulle beneficenze incamerate sfruttando gli atti di carità effettiva compiuti dai discepoli così come dalla famiglia e dai parenti più stretti di Gesù.

9. Infine, vi renderete conto che una delle missioni principali di Paolo di Tarso fu quella di distruggere tutto il bene contenuto nel messaggio di Gesù e, successivamente, la sua intera famiglia.

10. Nessun uomo più malvagio è mai vissuto sulla terra. Nessun sistema più malvagio di quello riconducibile agli obiettivi primari e originari del Cristianesimo ideato e realizzato da Paolo di Tarso è mai stato costituito.

11. Quindi, successivamente alla scomunica ad opera di Giacomo il Giusto, Paolo di Tarso, a partire dal 58/59 d.C. circa, diede il via ad una serie di omicidi che non si interruppe neppure quando egli fu arrestato e imprigionato intorno al 62 d.C. In relazione all’ orrendo omicidio di Giacomo, il fratello di sangue di Gesù.

12. Quest’ultimo rappresentò tuttavia un evento che potremmo definire di secondo piano, dato che alcuni mesi prima, Paolo di Tarso, pervaso da rabbia omicida, aveva già navigato fino al Sud della Francia, dove i suoi cristiani convertiti, fanatici e prezzolati, avevano individuato la “sacra famiglia”. Paolo uccise Gesù, tagliandogli la testa e rendendola un trofeo da consegnare ai Sadducei.

13. Uccise Miriam, la sorella di Gesù, e Maria Cleofa (Mary Cleopas), la cugina di Gesù, in quella stessa regione. Uccise anche Sara e Giuda, i più giovani dei figli di Gesù, e uccise Maria, ma non riuscì a trovare Maria Maddalena (Mariamne), né Marta.

14. Accompagnato dalle sue fanatiche truppe cristiane salpò in seguito per la Britannia, nel tentativo di eliminare ciò che restava della famiglia di Gesù. Giunse nell’area di Glastonbury raggiungendo la famiglia di Giuseppe, il principe ereditario in esilio, che in quella fase specifica si trovava in Scozia.

15. Paolo di Tarso, il fondatore del Cristianesimo, uccise quindi l’intera famiglia, guardò negli occhi la “Vergine” Maria ed eliminò anche lei. Nessuna leggenda riporta il fatto che le fu successivamente tagliata la testa, esiste tuttavia una leggenda che narra come al ritorno (nell’area del Devon) Giuseppe fece costruire la Cappella di Glastonbury in onore della sua regina assassinata.

16. Ora, trasportando con sé con la testa di Gesù, il Cristo, quale trofeo, e avendo ormai eliminato la maggior parte delle figure chiave della famiglia di Gesù, il fondatore del Cristianesimo tornò a Gerusalemme e fece assassinare Giacomo il Giusto, leader dei Nazareni ed eroe nazionale – che aveva salvato la vita di centinaia di migliaia di persone nel corso della carestia del 44 – 50 d.C.

17. E ‘chiaro invece, successivamente al ritrovamento della vera tomba di Gesù, che i resti di Miriam, Giuda/Sara, Gesù (ad esclusione della testa) furono inviati dai fedeli sostenitori dei nazareni a Gerusalemme, e sepolti a Talpiot est insieme ai resti di Giacomo, assassinato nel 62 d.C.

Capitolo 6
LA SOPRAVVIVENZA DELLA DESPOSYNI


1. La storia non è credibile senza prove che i Desposyni siano effettivamente esistiti e che siano effettivamente sopravvissuti.

2. Lo storico Giulio Africano (/Julius Africanus), vissuto tra il 160 d.C. e il 240 d.C., le cui opere furono in gran parte bruciate dai Cristiani molto tempo fa, viene citato da Eusebio di Cesarea (275-339 dopo Cristo) dello stesso periodo per avere scritto:

3. “Erode, che non aveva una goccia di sangue israelita nelle vene, si preoccupò del fatto che fosse tramandata memoria delle sue effettive origini, e decise di distruggere i registri delle famiglie… I più previdenti tra i membri di tali famiglie conservarono di nascosto i propri registri, avendo trascritto i dati o avendoli altrimenti recuperati dalle copie esistenti, e preservarono orgogliosamente la memoria della propria origine aristocratica. Questi ultimi includevano i personaggi a noi noti come Desposyni, così definiti a causa della loro parentela con la famiglia del Salvatore”.

4. Un’altra citazione di Eusebio risulta ancora più esplicita: “Sopravvissero, della famiglia del Signore, i nipoti di Giuda, che fu suo fratello, in base a ciò che è noto. Questi resero noto di essere della linea di Davide e furono portati dinanzi a Domiziano Cesare (Imperatore)… Domiziano chiese loro se fossero della stirpe di Davide e loro lo ammisero.”

5. Da entrambe le citazioni si può dedurre che le chiese nazarene e i discendenti di sangue di Gesù, che ancora praticavano la fede nazarena, fossero ancora pienamente operativi almeno fino al III secolo.

6. Esiste una nota leggenda che racconta di come Papa Silvestro, nel 318 d.C., avesse incontrato a Roma una delegazione di otto dei Desposyni, i discendenti di sangue della famiglia di Gesù, e che da essi fossero state avanzate pretese quali: (1) la nomina dei vescovi cristiani di Gerusalemme Antiochia, Efeso e Alessandria avrebbe dovuto essere revocata; (2) tali vescovadi avrebbero dovuto essere invece conferiti ai membri dei Desposyni, discendenti della famiglia di Gesù e della linea di Giuda; (3) le chiese cristiane avrebbero dovuto “rinnovare” l’invio di denaro alla Chiesa dei Desposyni a Gerusalemme, che avrebbe dovuto essere considerata da allora in avanti come la Chiesa Madre.

7. Papa Silvestro respinse le loro richieste, e questo si dice sia stato l’ultimo incontro tra i rappresentanti della Chiesa creata da Paolo (il Cristianesimo) e i rappresentanti della Chiesa creata da Gesù e dai suoi discepoli (Nazareni/Gnostici). Sebbene quest’ultimo sia stato l’ultimo incontro ufficiale tra la vera Chiesa di Gesù e la religione parassitaria di Paolo e dei Sadducei, esistono prove concrete del fatto che la religione dei Nazareni abbia continuato ad esistere per diversi secoli, seppure con denominazioni diverse.

8. Esistono prove risalenti al V secolo d.C., in particolare negli scritti del fanatico cristiano Epiphanius (Epifanio), dell’esistenza effettiva dei Nazareni, che egli definì inesorabilmente come “eretici”.

9. Ovviamente, esiste una prova incredibilmente schiacciante del fatto che il pensiero nazareno/gnostico sopravvisse in Irlanda, anche successivamente all’invasione di Patrizio, fino alla distruzione sistematica, nell’ XI secolo, di ogni elemento che avesse a che fare con la cultura e la storia dell’Irlanda – ovvero il progetto ‘zero’ dei Papi di Roma, orientato a cancellare l’Irlanda dalla faccia della storia e a ridurla ad una colonia di schiavi.

10. Sarebbero inoltre da menzionare i catari del sud della Francia, che continuarono a vivere in base all’esempio e agli insegnamenti dei Nazareni, per essere infine orribilmente e disumanamente torturati ed annientati dalla Chiesa Sadducea della Roma Cristiana.

Capitolo 7
LE MENZOGNE INTENZIONALI DI PAOLO


1. Naturalmente le chiese cristiane schiumeranno di rabbia dinanzi a simili affermazioni, sostenendo che si tratti di menzogne assolute e perverse.

2. In effetti, hanno avuto 2000 anni per pulire le macchie di sangue del loro fondatore e maestro spirituale. Ma il sangue, come lo stesso omicidio, ha caratteristiche peculiari, poiché non importa quanto duramente si cerchi di lavare via le prove, qualche elemento rimane sempre.

3. Nel 63 d.C., Paolo di Tarso, l’uomo più crudele della storia umana, si trovava ormai dietro le sbarre. L’intera Giudea scese sul piede di guerra successivamente all’assassinio di un uomo che aveva rinunciato alla fortuna di suo padre per salvare oltre un milione di persone dalla morte e dalla fame.

4. I discepoli zeloti erano già partiti per la Galilea ed altre località con l’intenzione di armarsi e di eliminare ogni sadduceo e fariseo rimasto in vita, a quel punto, i Romani persero completamente il controllo della situazione.

5. Ma Paolo non aveva ancora terminato la sua opera di assassino e di seminatore di morte. Nel corso della sua prigionia in Giudea e del suo successivo trasferimento a Roma nel 64 d.C., riuscì ad inviare numerose lettere ai suoi seguaci impegnati nel portare avanti omicidi, ovvero ai primi vescovi della Cristianità, i veri fedeli di Paolo, quei personaggi impegnati nella pratica dell’Alta Messa del Cristianesimo – ovvero il culto di satana, il sacrificio dei bambini e il cannibalismo.

6. Su ordine di Paolo, i suoi uomini tornarono nel sud della Francia e rintracciarono Maria Maddalena (Mariamne) e Martha (Matia) e le eliminarono. Ancora si discute se, nel corso di questo periodo, i Cristiani abbiano effettivamente avuto la possibilità di giustiziare anche numerosi dei discepoli originari.

7. I loro resti furono infine recuperati dai fedeli seguaci della prima ed effettiva chiesa di Gesù e dei suoi discepoli, e sepolti accanto a Gesù e il resto dei suoi familiari, quelli uccisi da Paolo e dalle sue forze, e deposti nella tomba di Talpiot est.

8. Eppure, dopo aver raggiunto Roma, Paolo ritenne di non aver ancora terminato la propria opera. Elaborò, con Papa Linus (Lino), il primo vescovo cristiano di Roma, un piano molto dettagliato, mirante ad appiccare incendi nei punti nevralgici di quella città, abitata da oltre un milione di persone, per ucciderne il maggior numero possibile.

9. Il piano funzionò quasi alla perfezione. Centinaia di migliaia di persone rimasero intrappolate nelle fiamme quando i numerosi incendi con premeditazione appiccati inghiottirono la città diffondendosi a partire da tutti gli angoli di Roma. Ben due terzi della città di Roma andarono completamente distrutti, non perché il piano fosse male architettato, ma perché il genio del male di Paolo e del suo protetto, Papa Linus (Lino), riuscì ad intrappolare senza fornire possibilità di scampo un numero elevatissimo di persone.

10. Ad esclusione della guerra, gli incendi rappresentano il più terribile atto di terrorismo, ed inoltre la causa del maggior numero di vittime umane nella storia degli uomini. Un ulteriore record di cui il fondatore del Cristianesimo e i leader cristiani dovrebbero essere orgogliosi.

11. I sopravvissuti furono curati ed ospitati nei palazzi di Nerone e dei cittadini più benestanti. Contrariamente alle menzogne e alle assurde manipolazioni operate dagli storici cristiani, Nerone interruppe la propria campagna indirizzata a tenere sotto controllo la rivolta in Giudea per fornire aiuto diretto nelle operazioni di soccorso, salvando decine di migliaia di persone dalla fame.

12. Ma se Paolo di Tarso, l’uomo più spregevole, malvagio e perverso che abbia mai vissuto sulla Terra, era ormai alla fine della sua avventura terrena, aveva tuttavia in serbo un’ulteriore sorpresa.

13. Successivamente all’esecuzione di Papa Linus (Lino), un principe britannico, la regina cristiana Boudicca (Budicca) lanciò una sanguinosa campagna di devastazione ai danni delle città romane in Britannia, incendiandone diverse e intrappolando negli incendi gli stessi abitanti. Nel giro di poche settimane, fu protagonista della strage di circa 250.000 anime.

14. Infine, quando la testa di Paolo di Tarso fu recisa dal suo corpo, il suo regno del male temporaneamente ebbe fine. Il mondo beneficiò di un breve periodo di ritorno alla vera illuminazione, dal 100 d.C. circa al 200 d.C., prima che le forze del male attivate in origine da Paolo di Tarso e dalla sua religione cristiana potessero nuovamente riunire le proprie forze.

15. In seguito a tale condotta perversa, che non aveva precedenti nella storia, di cui Paolo, l’uomo più crudele della storia umana e tra i primi Cristiani, fu autore, il semplice fatto di dichiararsi cristiani si trasformò in un crimine punibile con la pena capitale in tutto l’Impero Romano.

16. Nessun’altra legge tanto severa fu mai approvata dal Senato romano e dall’imperatore nella storia dell’Impero Romano e del mondo antico.

17. Semplicemente dichiararsi cristiani implicava, in base alla legge, la condanna a morte. E ciò si verificò poiché i Cristiani guidati da Paolo rappresentarono la forma peggiore di terrorismo mai manifestatasi al mondo, i personaggi più fanatici e pericolosi vissuti sulla faccia della Terra.

18. Come supremo atto di perversione, quale solo una chiesa fondata dai Sadducei e ancora gestita dalle famiglie dei Sadducei potrebbe mai compiere, ancora ai nostri giorni la Chiesa Cattolica di Roma si affanna ad affermare che i Cristiani furono uccisi dai romani per le proprie nobili convinzioni, poiché era l’Impero Romano ad essere “malvagio”.

19. Tale fasulla affermazione viene raramente contestata per l’evidente mancanza di prove atte a sostenere il contrario.

Capitolo 8
LA TOMBA PERDUTA DI GESÙ


1. La questione singolare a proposito dei defunti e dell’Universo è che spesso non operano in base ai piani dei personaggi corrotti e menzogneri che sono al potere.

2. La verità tende a rivelare sé stessa solo al momento opportuno.

3. E’ appunto questo che si è verificato a Talpiot est, nei pressi di Gerusalemme, il 30 marzo 1980. Un ingegnere ebreo alle prese con la costruzione di appartamenti portò accidentalmente alla luce una tomba assolutamente unica e straordinaria, con elementi simbolici di cui mai si era stati testimoni in qualsiasi altra tomba antica dello stesso genere nella storia dell’umanità.

4. Effettuata la scoperta, il primo elemento che notarono gli archeologi Josef Gat, Amos Kloner e Shimon Gibson fu lo strano simbolo riportato in corrispondenza dell’ingresso alla tomba di Gesù, sulla parete sud dell’anticamera. Una decorazione a forma di V – o anche un elemento simile a un timpano, a una chevron a forma di Y – al di sopra di un cerchio posto in primo piano. Misurava più di un metro di larghezza, si trattava una scultura in rilievo in pietra splendidamente realizzata.

5. Numerose ossa erano state appositamente collocate nell’anticamera immediatamente al di sotto del simbolo rappresentato dallo chevron. Nell’antica Gerusalemme, i defunti venivano solitamente collocati all’interno delle tombe; una volta trascorso un certo periodo nelle tombe, le ossa dei defunti venivano sistemate all’interno degli ossari.

6. Gli ossari, noti come “scatole di ossa”, costituivano una tradizione ebraica che perdurò per circa 100 anni fino alla distruzione del Tempio avvenuta nel 70 d.C.

7. Fondamentalmente, i morti venivano disposti su delle panche di pietra ricavate all’interno della tomba stessa per un tempo sufficientemente lungo da consentire a tutta la carne di decomporsi e di abbandonare quindi le ossa. Successivamente, trascorsa quella specifica fase, la tomba veniva riaperta e le ossa raccolte e collocate in un ossario.

8. Eppure, tale collocazione delle ossa immediatamente al di sotto del simbolo dello chevron era assolutamente contraria alle tradizioni ebraiche del tempo, ed assai più simile alla tradizione egizia relativa alla sepoltura dei faraoni e alla sepoltura di grandi re in generale.

9. L’esistenza stessa di una tomba indicava una famiglia di una certa rilevanza. Le tombe, soprattutto quelle intagliate nella roccia, erano riservate solo ai benestanti e ai personaggi di primissimo rilievo. Nel caso della tomba di Talpiot est, quest’ultima era da attribuire a una famiglia di grandissima rilevanza, così come evidenziato da quel simbolo tanto particolare.

10. Tale simbolo, riconosciuto in generale come il più antico dei simboli della Massoneria, uno stilizzato “occhio di Ra”, è stato riconosciuto soltanto in un sito come uno dei primi simboli dei Nazareni. Lo stesso simbolo è stato trovato su decine e decine di ossari dei primi Nazareni, in numerosi casi erroneamente considerati come i primi Cristiani.

11. Quando gli archeologi aprirono la tomba, scoprirono una tomba perfettamente concepita ed intagliata nella roccia, un elemento di grandissima rilevanza, dato che gli ebrei, nella costruzione delle proprie tombe, non erano in generale tanto ossessionati dalla precisione, così come lo erano invece gli antichi Egizi.

12. Considerando la precisione del suo design, la tomba di Talpiot pare somigliare assai più a una tomba egizia che alle tradizionali tombe ebraiche.

13. All’interno della tomba, gli archeologi ritrovarono dieci (10) ossari dalla struttura più semplice.

14. Alcuni ossari, tra quelli scoperti, furono ritrovati accompagnati da sculture meravigliosamente realizzate, tipiche in particolare delle famiglie sadducee, che anche nella morte ambivano a distinguersi. La tomba di famiglia del Sommo (Alto) Sacerdote Caifa, un membro del Casato di Hanan (Ananus), ovvero lo stesso Sommo Sacerdote che, sostiene la Bibbia, aveva inviato Gesù presso Ponzio Pilato, conteneva numerosi ossari splendidamente realizzati.

15. Nonostante l’evidente rilevanza di questa famiglia, l’assenza di ossari ornati indicava una scelta deliberata, piuttosto che una questione riconducibile a ridotte disponibilità economiche. Questo elemento farebbe pensare quindi a una tomba non sadducea e, più nello specifico, a una tomba essena o nazarena.

16. Dei dieci ossari, sei su dieci ossari furono ritrovati con iscrizioni, una percentuale elevata se si considera che solo il 20% degli ossari ritrovati riportino in generale iscrizioni.

17. Nell’ambito della stessa tradizione legata al seppellire nuovamente le ossa dei morti in ossari di calcare, era pratica tradizionale iscrivere con uno stile simile ai graffiti il nome, a volte il soprannome (nomignolo), della persona di primissima importanza sistemata all’interno di una importante tomba di famiglia.

18. Tenendo conto dell’odierna ossessione per le lapidi scolpite con precisione e per gli epitaffi utilizzati nel caso dei defunti, in relazione a tale approccio stile “graffiti” – che in media caratterizzava solo un ossario su cinque – bisogna riconoscere che tale tradizione abbia avuto un notevole seguito nella storia. Persino le famiglie sadducee adottarono la medesima tradizione fino all’epoca della distruzione del Tempio.

19. Le iscrizioni non erano destinate alla visione del pubblico, dato che, una volta sepolti, i morti erano destinati a restare nella loro ultima dimora.

20. Un’altra tradizione era rappresentata dall’incisione di una X, che implicava il “Tau” o il concetto di “fine”, ben rifinita e riportata su alcuni degli ossari. Tale elemento viene interpretato in maniera errata dai biblisti e dagli archeologi come un simbolo che tipicamente indicava un muratore/costruttore, una interpretazione chiaramente sbagliata. Anche perché tale X non è mai nella stessa posizione, non ha neppure lo stesso stile, e non ha neppure uno specifico orientamento geometrico o lo stesso tipo di supporto.

21. Né questa X fu un simbolo dei primi Cristiani, quanto piuttosto l’indicazione, da parte della famiglia, nel momento in cui seppelliva i propri cari, di una vita ben vissuta.

22. C’è ancora un elemento ancora più sorprendente in riferimento a questa tomba, ovvero il fatto che essa fu aperta da archeologi, non da tombaroli. Quindi non ci può essere alcun dubbio né sull’autenticità dei suoi contenuti né sulla sua storia.

23. Tutte le iscrizioni sono autentiche. Tutto ciò che riguarda tale tomba di 2000 anni fa è scientificamente verificabile.

24. In termini di nomi stile graffiti incisi ai lati di quei sei ossari risultano particolarmente suggestivi:

25. Ossario 80/500: “Mariamne e Mara”-“Mariamne, chiamata anche Maestro/a”

26. Ossario 80/501: “Yehuda Bar Yeshua”- “Giuda, figlio di Gesù”

27. Ossario 80/502: “Matia” – “Martha/Matteo”

28. Ossario 80/503 “Yeshua Bar Yosef” – “Gesù, figlio di Giuseppe”

29. Ossario 80/504: “Yose” o “Yosa” – un soprannome di “Giuseppe”

30. Ossario 80/505: “Maria” – una versione latinizzata dell’ebraico “Miriam”

31. Ossari 80/506-508 erano semplici, senza iscrizioni.

32. Ossario 80/509 “James (Giacomo) bar Yosef” – Giacomo, figlio di Giuseppe – tale ossario fu in seguito rubato e modificato con la falsa dicitura “fratello di Gesù”, per cui l’iscrizione è stata modificata affinché si leggesse “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”. Tuttavia, successivamente ad alcuni test scientifici sul calcare ed un’analisi della spettroscopia di assorbimento atomico del materiale, nel caso dell’”ossario di Giacomo”, è risultata una corrispondenza al 100%, scientificamente verificata, con l’ossario rubato 80/509.

33. Quando la tomba fu aperta, le ossa di Gesù e dei suoi fratelli e sorelle, tra cui suo figlio, furono ritrovate. La scienza è anche riuscita a recuperare parte del DNA di Gesù e Maria Maddalena (Mariamne). Tuttavia, le ossa di Gesù e della sua famiglia furono sepolte nuovamente dagli ebrei ultra-ortodossi che seguono la propria interpretazione del credo farisaico. L’ubicazione precisa delle ossa di Gesù e della sua famiglia è andata perduta.

34. Non ci può essere alcun dubbio, la tomba di Talpiot est rappresenta l’ultima dimora del corpo di Gesù e dei suoi fratelli e sorelle. Né ci può essere alcun dubbio sul fatto che Gesù sia effettivamente esistito. Né ci può essere alcun dubbio sul fatto che il Cristianesimo creato dalle famiglie sadducee, e più recentemente il Cattolicesimo Romano, siano basati su una serie infinita di elementi assolutamente fasulli e mendaci.

35. Eppure, il riscontro che è stato registrato con riferimento alla scoperta dell’effettiva tomba di Gesù risulta assai singolare. Gli studiosi cristiani sottolineano il fatto ovvio che i nomi Gesù e Maria fossero nomi comuni all’epoca, e che quindi non ci sarebbe alcun elemento degno di nota nei nomi iscritti sugli ossari di Talpiot est.

36. Tuttavia, discutere semplicemente dei nomi in sé e rifiutare di rendersi conto della possibilità infinitesima che esattamente tutti quegli specifici nomi potessero essere presenti tutti in un’unica e specifica tomba, risulta in ogni caso una condotta deliberatamente tenuta allo scopo di ingannare, ed inoltre l’evidenza di un cattivo lavoro svolto dagli studiosi. Poiché l’elemento effettivamente da sottolineare sarebbe la probabilità che proprio quegli specifici nomi fossero presenti in quella specifica tomba.

37. E una tale probabilità risulta quantomeno inverosimile. Vi è una probabilità compresa tra 1 su 200.0000.0000 e 1 su 3.000.000.000 che sia esistito nella storia umana un altro sepolcro esattamente identico, con i medesimi nomi della famiglia di Gesù, in una stessa tomba.

38. In altre parole, 2.000 anni fa vivevano sul pianeta circa 120 milioni di persone, quindi tale probabilità risulterebbe ancora più infinitesima considerata la popolazione dell’epoca. Pertanto, anche restando nel campo della statistica pura, non vi è alcuna possibilità che la tomba sia di altri se non di Gesù, noto anche come Gesù Cristo.

Capitolo 9
PERCHÈ I CRISTIANI NON METTONO IN DUBBIO I PROPRI LEADER?


1. L’elemento più singolare in relazione alla scoperta dell’effettiva tomba di Gesù, e della prova che egli non sia stato in realtà l’unico figlio di Dio, che non sia fisicamente asceso al cielo, come sostenuto dai Sadducei che hanno fondato il Cristianesimo quale vero e proprio contro-movimento rispetto al Gesù storico, è che alla maggior parte dei Cristiani tale scoperta neppure interessa.

2. Il fatto che Gesù abbia fondato i Nazareni affinché si opponessero alle menzogne e alle pratiche sataniche dei Sadducei non sembra preoccupare la maggior parte Cristiani.

3. Le ragioni sono molto semplici.

4. I simboli utilizzati dai Sadducei, il culto nascosto della Dea Madre Cibele e del Dio Dagon, la divinità dei raccolti e della prosperità, rappresenta il culto delle più antiche divinità dell’umanità.

5. E’ nel nostro stesso sangue, questo culto pagano è nella memoria genetica che ci accomuna ai nostri antenati. Quasi senza rendercene conto, stiamo parlando di una storia e di una serie di simboli che risultano infinitamente più antichi del Cristianesimo.

6. Questi simboli risultano tanto potenti che il culto della Dea Madre, e il sacrificio umano ad essa correlato, potrebbe essere definito come l’elemento fondante su cui si è basata, sin dall’inizio, ogni cultura antica di rilievo nel mondo.

7. Questa è la ragione di fondo in grado di illustrarci l’effettivo potere del Cristianesimo, e in grado di spiegare perché la maggioranza dei Cristiani, di propria volontà e in assoluta tranquillità, rinnega una verità che gli si disvela tanto chiaramente di fronte ai propri occhi, perché i simboli e i miti del Cristianesimo risultano più antichi e più attraenti, pur rappresentando delle assolute menzogne.

8. Se un personaggio tanto potente e ispirato, quale fu Geremia, non è riuscito a convertire i Sadducei, se Gesù stesso non è riuscito ad impedire che i Sadducei distruggessero il suo messaggio trasformando lui stesso in un simbolo pagano legato al sangue ed al culto del cannibalismo, allora quale speranza può mai avere una persona comune impegnata ad illustrare ai Cristiani il fatto che i Cristiani stessi abbiano adorato la religione creata dei Sadducei per 2.000 anni?

Capitolo 10
IL GIORNO DELLA RESA DEI CONTI


1. I Cristiani esprimeranno indignazione nei confronti di questo resoconto storico che espone la maniera in cui i primi Cristiani si comportarono nei confronti di Gesù e della sua famiglia.

2. Pretenderanno che elementi di questo genere non siano mai effettivamente discussi.

3. Ma non saranno più in grado di condannare al rogo persone innocenti, di distruggere la storia e la cultura, di uccidere impunemente, di adorare in segreto Satana e di trattare le persone di buona volontà come pecore.

4. Il regno dell’organizzazione più malvagia che sia mai esistita sulla faccia del pianeta terra è prossimo alla fine.

5. Le anime di tutti coloro che furono uccisi da Paolo e dai fanatici Cristiani, attendono da lungo tempo questo momento.

6. Le anime di Gesù e della sua famiglia hanno atteso questo momento per 2000 anni.

7. In ogni occasione in cui una persona di buona volontà entri in una chiesa e si faccia il segno della croce in un tempio progettato e ispirato da Paolo di Tarso e dai Sommi (Alti) Sacerdoti del Casato di Ananus, contamina la memoria di coloro i quali furono assassinati, ovvero quella di Gesù e quella della sua famiglia.

8. In ogni occasione in cui un sacerdote cristiano faccia appello a una regola, a un decreto divino o a principi di carità fasulla in nome di Gesù, contamina la memoria di coloro i quali furono assassinati, ovvero quella di Gesù e quella della sua famiglia, uccisi dagli effettivi fondatori del Cristianesimo.

9. In ogni occasione in cui uno studioso cristiano si presenti e si impegni a promuovere una contro-argomentazione pretestuosa, o tenti una volta ancora di convincere la gente che il nero sia in realtà il bianco, che il male sia il bene, che cerchi di confondere le anime degli innocenti, egli contamina la memoria di coloro i quali furono assassinati, ovvero quella di Gesù e quella della sua famiglia.

10. Per duemila anni questi ultimi hanno atteso, hanno atteso il giorno in cui il regno di Satana che ha sede nelle stesse chiese che affermano di rappresentare il culto di Dio e di Gesù, giungesse al termine.

11. Per duemila anni, a quel grande ingannatore (Satana), a colui che rappresenta il più grande degli ingannatori, grazie a Paolo di Tarso, venerato come San Paolo, è stata dedicata ogni singola chiesa che sia mai stata costruita da allora quale tempio cristiano.

12. Per duemila anni, anime di buona volontà sono state corrotte, bambini innocenti sono stati sacrificati nel corso di riti satanici, mentre un’organizzazione dedita al male puro ha regnato affermando di rappresentare il bene.

13. La religione che contamina il nome del suo Salvatore, la religione fondata da quegli uomini che hanno assassinato gli stessi personaggi che affermano di adorare, è prossima alla fine.

14. La Fine dei Giorni, tanto temuta dalla Chiesa, è qui, ora, e una nuova era di illuminazione è finalmente prossima.
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La vera storia di Gesù 2° parte

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2° PARTE
Capitolo 1
IL SANTO GRAAL

1. La ricerca del “Santo Graal” rappresenta uno dei più affascinanti campi di ricerca della cultura occidentale.

2. Si tratta della storia di re Artù, dei nobili cavalieri della tavola rotonda, della connessione tra Giuseppe d’Arimatea e il Santo Graal, trasportati al sicuro in Britannia, solo per perdersi successivamente nelle le sabbie del tempo.

3. Nel 1980, fu pubblicato per la prima volta un libro controverso che sorprese il mondo. Tale testo sosteneva che il “Santo Graal” rappresentasse in realtà l’anagramma di Sangreal, ovvero che indicasse la sacra linea di sangue di Gesù Cristo.

4. Il libro di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln dal titolo “The Holy Blood and the Holy Grail” (Il Santo Graal) delineò una teoria basata sull’analisi biblica, su antichi scritti esoterici e leggende, che sostenevano che Gesù non fosse morto, ma che si fosse sposato con Mariamne (Maria Maddalena) e che fosse fuggito verso il sud della Francia, per poi dare vita alle linee di sangue dei Re e delle Regine del mondo occidentale.

5. Dopo 20 anni di costante e premeditato discredito ai danni di tale libro, la chiesa di Roma aveva quasi raggiunto l’obiettivo di renderlo irrilevante quando il romanzo, ormai storico, “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown, abbatté tutti i precedenti record relativi ai best seller.

6. Come il precedente lavoro di Baigent, Leigh e Lincoln, Brown basò il suo romanzo sull’idea che la linea di sangue di Gesù esistesse ancora ai nostri giorni, e che, per qualche misteriosa ragione, la Chiesa Cristiana, ed in particolare la Chiesa Cattolica Romana, avesse intrapreso una campagna implacabile per eliminare tutti i discendenti di Gesù che fosse riuscita a scovare.

7. Il resoconto presentato risultò una lettura intrigante, tuttavia diede vita ad una trama cinematografica eccessivamente lunga e contorta. In ogni caso, ciò che il libro e il film hanno fatto è radicare ormai tali leggende nell’immaginario psichico delle persone comuni di tutto il mondo.

8. Le persone non ridono più all’idea che Gesù abbia potuto sopravvivere alla crocifissione grazie a una serie di sottili stratagemmi.

9. Le persone non si fanno più beffe dell’idea che Gesù potesse essere sposato.

10. Le persone non respingono più l’idea che Gesù abbia potuto avere dei discendenti.

11. Il problema è, e rimane, quello di ottenere prove a sostegno di tali affermazioni.

12. Oggi esistono letteralmente centinaia di libri a proposito di tali leggende e tematiche, libri che tentano di approfondire alcune delle ipotesi presentate ne “Il Codice Da Vinci”, ed esistono naturalmente coloro i quali si impegnano a smentire tali affermazioni a vantaggio della versione sostenuta dalle chiese cristiane e da quelle cattolico-romane.

13. Nel corso del tempo, non vi è dubbio che siano esistiti punti di vista gnostici e dissenzienti in relazione alla presunta messa in scena della crocifissione ed alla relativa sopravvivenza di Gesù e dei suoi discendenti, elementi il più delle volte veicolati tramite l’arcano simbolismo delle arti

14. Successivamente, grazie alla ricerca svolta negli ultimi decenni a proposito della storia dei Templari, della Massoneria ed ai nostri giorni anche del mondo segreto delle antiche società segrete francesi, quali il Priorato di Sion, notiamo prendere forma precise rivendicazioni in base alle quali si sostiene che la linea di sangue di Gesù continui a perdurare grazie ad una elite ristrettissima composta da famiglie aristocratiche, e un po’ eccentriche, tanto francesi quanto inglesi.

15. Tali rivendicazioni sarebbero fondate sulla storia delle linee di sangue superstiti dei leggendari re Merovingi di Francia, che furono i primi ad unificare ed a governare la Francia, e che nel tempo furono perfidamente ingannati e progressivamente eliminati dalla Chiesa Cattolica Romana e dai suoi agenti.

16. Ciò che è certo è che l’antichità e il dettaglio relativo alle informazioni fornite agli autori dai membri e dai fiancheggiatori di queste antiche famiglie, dimostrino una antichità in termini storici e un albero genealogico di assoluto rilievo quando poste a confronto con qualsiasi altra prova in senso contrario finora fornita.

17. Ma sono davvero solo queste le prove che abbiamo? Dobbiamo fare affidamento semplicemente su tali elementi di prova per giungere alla conclusione che, se Gesù ha in effetti avuto figli, e se quelle linee di sangue sono effettivamente sopravvissute, tali famiglie costituiscano a tutti gli effetti ciò che ne rimane ai nostri giorni?

18. Se la risposta fosse no, qual’è allora la storia effettiva delle linee di sangue di Gesù, e quali prove abbiamo a disposizione per sostenere il fatto che egli sia sopravvissuto alla cosiddetta crocifissione?

Capitolo 2
L’ENIGMATICO SAN GIOVANNI


1. Il Vangelo di Giovanni è il più singolare e caratteristico dei quattro vangeli canonici (“approvati”) del Cristianesimo. E’ con riferimento a tali differenze, rispetto alle evidenti analogie che esso ha con gli altri tre (Matteo, Marco e Luca), che tali vangeli vengono definiti vangeli “sinottici”, e riveriti come il resoconto “più accurato” riguardante la vita di Cristo.

2. Eppure, nel caso di nessuno degli altri tre vangeli è stato mai sostenuto che essi siano stati scritti da uno degli originari dodici apostoli di Gesù, mentre, nel caso del Vangelo di Giovanni, per gran parte degli ultimi 2.000 anni, si è costantemente affermato, riferendosi esplicitamente all’autore, che si trattasse a tutti gli effetti del Vangelo di Giovanni l’apostolo, noto anche come Giovanni l’evangelista e Giovanni di Patmos.

3. Soltanto nel corso degli ultimi cento anni, la Chiesa Cattolica Romana ha tentato di minimizzare tale affermazione, sostenendo, per diverse vie, che tale Vangelo poteva non essere stato scritto dall’apostolo Giovanni, ma da “qualche altro” Giovanni.

4. Ciò si è verificato poiché, grazie ai nuovi metodi forensi, tanto relativi alle analisi delle lingue, quanto relativi all’indagine storica, il Vangelo di Giovanni ha finito col suscitare una serie di interrogativi piuttosto che contribuire a fornire delle risposte.

5. Sussiste una evidente sfumatura di Gnosticismo nel corso del Vangelo di Giovanni nel suo complesso, una sorta di anomalia se si considera che Giovanni fu uno degli originari dodici apostoli e che le chiese cristiane hanno trascorso gli ultimi 2000 anni impegnandosi ad eliminare ogni possibile maestro gnostico, bruciando tutti i manoscritti gnostici che siano state in grado di rintracciare.

6. E appunto lì, nel Vangelo secondo Giovanni, c’è la notissima storia di Lazzaro. Lazzaro non figura per nome nei Vangeli di Luca, Matteo e Marco – anche se la sua “resurrezione dai morti” era in origine contenuta nei “primissimi” Vangeli di Marco, seppure sia stata successivamente rimossa.

7. Di risulta, Lazzaro è noto ai posteri solo grazie al quarto Vangelo – il Vangelo di Giovanni.

8. La storia della resurrezione di Lazzaro resta un episodio di critica rilevanza, dimostrandosi inoltre assai controverso per la Chiesa Cristiana. Si tratta di un episodio che è assimilabile alla morte ed alla resurrezione di Gesù. La similitudine di fondo è tale che, in numerosi casi, i Cristiani hanno utilizzato l’episodio di Lazzaro a sostegno dell’episodio relativo alla resurrezione di Gesù, sostenendo che il Nuovo Testamento non fornisca solo uno, ma “due” episodi di persone ritornate alla vita.

9. Eppure le caratteristiche assimilabili e l’evidente connessione tra Gesù e Lazzaro non si ferma semplicemente alla questione “morte e resurrezione” di ambedue i personaggi.

10. E’ chiaro, in base a ciò che chiaramente traspare dalle parole di Giovanni, che Lazzaro godesse di una sorta di trattamento preferenziale rispetto agli stessi discepoli. Eppure, curiosamente, non un singolo Vangelo lo enumera tra i discepoli.

11. Giovanni, in definitiva, si riferisce a Lazzaro come a “colui che Gesù amava” – più degli altri discepoli. Considerata una simile affermazione, appare un’anomalia straordinaria che Giovanni menzioni nuovamente Lazzaro in altri contesti, mentre gli altri Vangeli evitano accuratamente di farlo.

12. Ma ciò che ha turbato numerosi studiosi della Bibbia, nel corso dei secoli, è la strana combinazione di affermazioni apparentemente contraddittorie, di anomalie e di elementi che vengono associati contemporaneamente nell’episodio di Lazzaro.

13. Ora, da un lato si dichiara che Gesù amasse Lazzaro più di tutti gli altri discepoli, tuttavia, dopo essere stato informato del suo imminente pericolo di morte, Gesù si dimostrò non solo indifferente, ma scelse di propria volontà di non spostarsi dal luogo in cui risiedeva per due giorni interi. “Quando sentì, pertanto, che era (Lazzaro) malato, si trattenne ancora due giorni nello stesso luogo in cui si trovava.” (Giovanni 11:6).

14. Lazzaro rappresenta un caso unico tra tutti i personaggi presentati nei Vangeli, se si esclude Gesù stesso, un caso tanto singolare che, successivamente alla sua apparentemente miracolosa resurrezione dalla morte, i Sommi (Alti) Sacerdoti tramarono di scovarlo e ucciderlo (Giovanni 12:10).

15. Lo stesso riferimento all’atteggiamento che Gesù assume dopo aver appreso della morte di Lazzaro, è anch’esso rivelatorio. Giovanni indica che quella morte doveva essere utile a qualche scopo. “Il nostro amico Lazzaro dorme, ma io vado, affinché lo svegli dal sonno” (Giovanni 11:11).

16. In effetti, diversi passi più avanti, le parole di Gesù risultano straordinariamente efficaci nell’implicare il fatto che la (falsa) morte e la relativa resurrezione di Lazzaro fossero state attentamente pianificate. “E mi rallegro per voi che non ero là, affinché voi crediate. Ma andiamo da lui.” (Giovanni 11:15).

17. Ma se questi versi sono sconcertanti, la reazione dei discepoli alla notizia della morte di Lazzaro appare assolutamente stranissima. “Poi disse Tommaso, che è chiamato Didimo, ai suoi condiscepoli: Andiamo anche noi, andiamo a morire con lui (Lazzaro).” (Giovanni 11:16).

18. Quest’ultimo verso sembra implicare letteralmente che almeno uno dei discepoli stia sostenendo di essere pronto a morire con Lazzaro. Dato che si tratta dei discepoli di Gesù, questa affermazione, pur indicando coraggio e nessun timore della morte da parte dei discepoli, resta tuttavia sconcertante.

19. Stranamente, una spiegazione in grado di illustrare pienamente il senso di questi stranissimi versi è giunta a noi non dalle chiese cristiane, ma da storici apparentemente “anti-Cristiani”, che oggi affermano che tali versi stiano chiaramente ad indicare una sorta di processo di iniziazione, citando a tale proposito le cerimonie segrete tipiche dei riti orfici e dionisiaci del mondo ellenistico dell’epoca.

20. Questa è in effetti una possibilità, che risulta tuttavia improbabile. I versi stanno chiaramente cercando di fornire informazioni di rilievo, preoccupandosi magari della correlazione logica tra gli eventi, ma evitando di dimostrarsi eccessivamente espliciti sul significato preciso da attribuire a quelle dichiarazioni.

21. In questo caso, perché si verifica una cosa di questo genere? Che cosa sta effettivamente accadendo in questo caso? Consideriamo a questo proposito il contesto in cui Giovanni scrisse il Vangelo.

Capitolo 3
NASCONDERE LA VERITÀ IN PIENA VISTA


1. Nel tentativo di comprendere il significato di fondo di uno specifico messaggio, il contesto riguardante la condizione ed il tempo specifico in cui l’autore visse risulta spesso un elemento critico.

2. Sappiamo per certo che Giovanni fu l’ultimo degli originari dodici discepoli a morire. La data della sua morte, in base a diversi resoconti, viene collocata intorno al 101 d.C., sull’isola di Patmos, in Grecia.

3. Ciò significa che Giovanni fu testimone del periodo tumultuoso in cui si verificò la nascita del Cristianesimo, le rivolte in Giudea, la distruzione di Gerusalemme, l’incendio di Roma e l’imposizione, in tutto l’impero, della legge romana che prevedeva la pena capitale per chiunque si dichiarasse cristiano.

4. Il fatto che Giovanni fosse sopravvissuto fino a tarda età, per almeno 35 anni, mentre vigeva tale condanna alla pena capitale , ed inoltre nella fase in cui si verificava una decisa persecuzione ai danni dei Cristiani in tutto l’impero, è già in sé significativo.

5. Ma se non avete ancora letto la storia dei fondatori del Cristianesimo, che è parte integrante delle informazioni che presentiamo, e siete persone che semplicemente credono ai resoconti delle chiese cristiane e dei loro testi, allora potreste non rendervi conto della straordinaria sfida che Giovanni dovette affrontare scrivendo a proposito di una serie di questioni ed evitando accuratamente di deviare in qualsivoglia maniera dalla dottrina paolina.

6. Giovanni ha scritto un numero straordinario di testi, due dei quali restano ad oggi testi fondamentali del Cristianesimo, ovvero il Vangelo secondo Giovanni e il Libro dell’Apocalisse. Entrambi sono ricchi di analogie, di potenziali anagrammi e di simbolismi assai poco chiari. Eppure entrambi sono chiaramente scritti per trasmettere conoscenza occulta ad un pubblico che non sarebbe stato limitato solo quello che visse nei pochi decenni in cui il Cristianesimo ebbe origine.

7. Che tali testi siano sopravvissuti, per non parlare del fatto che essi siano inclusi tra i testi canonici del Cristianesimo, è già in sé un fatto straordinario, e testimonia la saggezza e l’abilità di Giovanni. Sebbene buona parte dei testi gnostici siano stati considerati eretici sin dall’affermazione del Cristianesimo, i messaggi segreti di Giovanni riuscirono a perdurare.

8. Ripeto, se avete letto di Paolo e degli effettivi fondatori del Cristianesimo, sarete in grado di comprendere esattamente perché tutto ciò si verificò. Se non lo avete ancora fatto, allora ciò che sto per affermare potrebbe risultare per voi probabilmente ancora poco chiaro.

9. Giovanni fu costretto a fare attenzione, naturalmente, non solo ai rischi a cui era soggetto in ogni angolo dell’Impero romano, ma anche ai leader Cristiani che rappresentavano i successori di Paolo nell’ambito del sistema da lui istituito, ovvero il Cristianesimo.

10. Se vi erano elementi di saggezza che egli era intenzionato a diffondere, allora è chiaro che fu costretto a ricorrere a specifiche tecniche per mascherare il vero significato del proprio messaggio. Questo elemento, in buona parte, potrebbe contribuire a spiegare la natura disarticolata dei suoi testi.

11. Questa sua intenzione includerebbe l’episodio di Lazzaro come il complesso più essenziale di informazioni segrete che Giovanni intendeva trasmettere, data la sua evidente esclusione dal contenuto degli altri Vangeli creati e perfezionati da Paolo e dai suoi discepoli.

12. La ragione dell’inserimento della storia di Lazzaro, e il fatto che non sia stata volutamente cancellata dai seguaci di Paolo, può essere rintracciata probabilmente nell’insistenza, da parte di Paolo, sul fatto che fosse effettivamente necessaria la presenza di un apostolo autentico. Dato che tutti gli altri apostoli erano morti e che gli autori dei Vangeli stavano utilizzando informazioni di seconda e terza mano, probabilmente accettarono il resoconto fornito da Giovanni come corrispondente ai fatti.

13. Certo, ci sono prove che la prima versione del Vangelo di Marco abbia incluso anche un breve riferimento all’episodio di Lazzaro, tuttavia privo di passi semi-incomprensibili e apparentemente fuori luogo. In ogni caso, per qualche strana ragione, successivamente alla morte di Giovanni, quell’episodio fu rimosso per sempre.

14. Quindi, con riferimento a tutti gli eventi drammatici e significativi che si verificarono nel caso di Lazzaro, tutte le informazioni riguardanti questa figura chiave nella vita di Gesù terminano, da questo punto in avanti, nei Vangeli, per poi riapparire in storie e leggende a partire dall’800 dopo Cristo.

Capitolo 4
LA SACRA FAMIGLIA IN FRANCIA

1. Un testo straordinario fu messo a punto verso la metà dell’anno 800 dopo Cristo dall’arcivescovo di Magonza, Rabano Mauro Magnenzio (766-856 d.C.), ed il suo titolo era “La vita di Maria Maddalena”.

2. All’interno di questo testo, Magnenzio testimonia che Giuseppe d’Arimatea si recò in Britannia accompagnato da una serie di altri personaggi, alcuni dei quali presero congedo dal resto della compagnia in Francia, mentre altri raggiunsero via nave Glastonbury, un sito collocato al centro degli antichi distretti minerari irlandesi di stagno e di oro dei Sommi (Grandi) Re d’Irlanda in Galles e Inghilterra – un distretto noto anche per il fatto di rappresentare il sito dell’antica area mineraria in cui gli ebrei operavano direttamente. Una copia autentica del testo di Magnenzio si trova nella Bodleian Library dell’Università di Oxford.

3. “Abbandonarono le coste dell’Asia, e, favoriti da un vento che spirava da oriente, viaggiarono lungo il Mar Tirreno, tra Europa e Africa, lasciandosi la città di Roma e tutto il paese a dritta. Successivamente, favoriti dalle condizioni atmosferiche, mutarono la propria rotta, giungendo infine nei pressi della città di Marsiglia, nella provincia di Viennoise popolata dai Galli, dove il fiume Rodano sbocca nel mare. Lì, avendo invocato Dio, il Signore supremo del mondo intero, si separarono; i singoli gruppi si recarono quindi in direzione della provincia verso la quale lo Spirito Santo li aveva indirizzati; di lì a breve avrebbero predicato ovunque … ”

4. Il percorso che descrive è quello della nota rotta commerciale utilizzata dai fenici per recarsi in Britannia, così come descritta nelle opere dello storico greco Diodoro Siculo (90 a.C.-30 a.C.).

5. Pare che un testo ancora antecedente al VI secolo d.C., abbia registrato questo storico viaggio e questi stessi eventi, che furono riportati all’interno della “Historia de Rebus Brittannicis” ad opera di un bardo gallese del VI secolo, Maelgwn (anche noto come Melkin o Melchinus), oggi perduto (presumibilmente andato distrutto).

6. Le date straordinariamente antiche di tali resoconti forniscono qualche prova a sostegno della nostra ipotesi, prove che non possono essere liquidate così su due piedi.

7. In effetti, in tempi a noi più vicini, nel XVII secolo, pare che la Chiesa Cattolica Romana fosse pronta a riconoscere l’autenticità di tali affermazioni, basandosi sull’opera del cardinale Cesare Baronio (1538-1609), bibliotecario e storico del Vaticano, che trascrisse tale viaggio da parte di Giuseppe d’Arimatea, Lazzaro, Mariamne (Maria Maddalena), Marta, Marcella e degli altri personaggi nei suoi Annales Ecclesiastici, volume 1, sezione 35.

8. E’ nella città di Rennes-le-Château, che si trova in quella stessa regione, che il misterioso sacerdote Bérenger Saunière fu accusato di aver ritrovato alcuni antichi ed occultati documenti ufficiali di viaggio romani che, a quanto pare, identificavano quei membri della parte politica vicina a Giuseppe che successivamente operarono nella zona. La leggenda che circonda tale scoperta, avvenuta alla fine del XIX secolo, è quella in base alla quale il parroco di Rennes-le-Château sia stato messo a tacere rispetto all’esposizione di tali fatti successivamente alla concessione di ingenti finanziamenti a vantaggio della sua parrocchia.

9. Seppure numerosi scrittori Cristiani si siano impegnati a screditare addirittura il fatto stesso che la ristrutturazione della chiesa potesse essere stata davvero così costosa, non ci può essere alcun dubbio sul fatto che Saunière fosse entrato improvvisamente in possesso di una notevole quantità di denaro, che avrebbe successivamente provveduto ad utilizzare per ristrutturare una chiesa adornata da una simbologia eretica che tuttavia poneva in evidenza il fatto che Gesù non fosse effettivamente morto sulla croce.

10. Ai nostri giorni, la chiesa di Roma preferisce non dichiarare nulla a proposito del viaggio di Joseph Ha-Rama-Theo (Sua Maestà Divina), dato che tale episodio risulta inoltre il principale elemento di riferimento de “Il Codice Da Vinci” e di numerose altre analisi storiche impegnate a sostenere che i figli di Gesù siano sopravvissuti.

Capitolo 5
LAZZARO, IL “BUON’UOMO”


1. Le leggende riguardanti Lazzaro non terminano in occasione del suo viaggio in Francia con la sua compagna di viaggio Mariamne (Maria Maddalena).

2. La tradizione afferma che Lazzaro e Mariamne (Maria Maddalena) fossero sbarcati in Provenza, in Francia, in una località nota oggi come Saintes-Maries. A partire da lì, si dice che Lazzaro abbia raggiunto Marsiglia, e che, dopo aver convertito un certo numero dei suoi abitanti al Cristianesimo, sia divenuto il loro primo pastore.

3. In base alla versione cristiana della storia, nel corso della prima persecuzione ai danni dei Cristiani ai tempi di Nerone (65 d.C.), si ritiene che Lazzaro abbia trovato rifugio in una cripta, su cui la celebre Abbazia di San Vittorio (Vittore)(St Victor) fu poi costruita nel V secolo.

4. Fu quindi sepolto in questa stessa cripta, quando invece avrebbe dovuto essere arrestato, imprigionato al tempo di Domiziano (51-96 d.C.), e quindi decapitato in una località, tradizionalmente una grotta, situata sotto la prigione di Saint-Lazare.

5. In seguito, il suo corpo sarebbe stato trasportato ad Autun e sepolto nella cattedrale di quella città. Tuttavia, gli abitanti di Marsiglia affermano di essere in possesso della sua testa, quella che ancora ai nostri giorni venerano.

6. È interessante notare che, intorno alla stessa data della nascita di Domiziano, Paolo di Tarso iniziò il suo terzo grande viaggio “missionario” da Antiochia in direzione dell’Asia Minore, quindi attraversò la Macedonia e si spinse successivamente ad ovest fino a raggiungere la Spagna e quindi la stessa regione in cui Lazzaro si trovava in quella fase.

7. Quest’ultimo rappresenta un elemento assai singolare, perché Lazzaro era quasi certamente divenuto uno dei più antichi leader della chiesa della zona, sicuramente reso famoso dai resoconti di Giovanni, eppure i testi Cristiani fanno di tutto per sottolineare che Paolo non si trovasse assolutamente in aree prossime alla Spagna.

8. Perché i resoconti presenti nel Nuovo Testamento di Paolo sono tanto interessati ad escludere che egli abbia visitato la Francia, la Spagna o l’Inghilterra? Perché tali resoconti presenti nel Nuovo Testamento si presentano tanto simili ad un alibi?

9. Esisterebbero ulteriori e sorprendenti ragioni per sospettare che alcune delle tappe dell’itinerario di Paolo di Tarso siano state deliberatamente escluse dai resoconti, per qualche misteriosa ragione, in quanto legate all’esistenza di un principe reale britannico (Linus), uno dei figli della Regina Boudicca, che era divenuto il primo vescovo di Roma di cui esista documentazione, in particolare dal 58 al 64 d.C.

10. Tutto questo non può essere agevolmente liquidato come una pura coincidenza. Non vi sono dubbi sul fatto che Paolo rappresentasse l’architetto di questo episodio, elemento che starebbe ad indicare come egli avesse dovuto quantomeno recarsi in Britannia durante la sua terza “grande missione”, ed inoltre che quantomeno la famiglia reale del popolo Iceno della Britannia orientale si fosse convertita alla nuova religione rappresentata dal Cristianesimo di Paolo.

11. Ma perché la Chiesa desidera mantenere il segreto tanto su questo fatto quanto sulla tappa in Spagna? Perché dovrebbe? In cosa era impegnato o cosa ha effettivamente compiuto di tanto rilevante Paolo da dover essere tenuto fuori dalla storia? E come può Paolo aver convertito un intero popolo di decine di migliaia di persone a una nuova religione tanto rapidamente? E inoltre, perché la Chiesa appare tanto ferventemente impegnata a mantenere tale “miracolo” un segreto? Ne parleremo più avanti.

12. Lazzaro viene considerato uno dei santi patroni della Francia ed inoltre il primo vescovo di Marsiglia, anche se non esiste alcun resoconto ufficiale in base al quale sia possibile affermare che egli sia stato effettivamente insediato in tale ruolo.

13. Tuttavia, questione piuttosto singolare, esiste una seconda leggenda riferita a Lazzaro e legata a Cipro e a Costantinopoli.

14. Le chiese orientali sostengono che Lazzaro sia stato il primo vescovo di Cipro e che abbia vissuto lì per 30 anni, per poi morire serenamente intorno al 76 d.C., la sua festa si celebra il 17 ottobre.

15. La sua tomba, secondo la leggenda del Cristianesimo orientale, è rappresentata dal sito della chiesa bizantina dell’antica Kittim (oggi Larnaka). Il presunto rinvenimento e trasferimento delle sue reliquie, da Cipro a Costantinopoli, è stato registrato nell’anno 898 dopo Cristo, alcuni anni dopo l’avvenuta separazione tra la chiesa orientale e quella occidentale.

16. Successivamente, il 2 Novembre del 1972, una serie di resti umani, collocati in un sarcofago marmoreo appena sotto l’altare, furono scoperti durante i lavori di restauro della chiesa di Larnaka, e identificati come una parte delle ossa di Lazzaro.

17. L’antica disputa tra le chiese orientali ortodosse e le chiese d’occidente, a proposito di quale sito e di quali reliquie siano effettivamente quelle di Lazzaro, assume quindi delle caratteristiche straordinariamente peculiari.

18. Ci sono pochi altri esempi altrettanto palesi di una guerra senza quartiere a proposito delle reliquie sacre nella storia di altri santi dell’antichità.

19. In risposta, alcuni studiosi hanno proposto una serie di compromessi storici riguardanti l’effettiva cronologia e gli spostamenti stessi di Lazzaro tra Cipro e la Francia, facendo riferimento alla possibilità che il suo viaggio in Francia sia avvenuto molto tempo dopo il suo periodo di permanenza a Cipro.

20. Ciò è in effetti possibile, e indagheremo la possibilità che Lazzaro abbia effettivamente sostato in entrambe le località, a conferma pertanto delle pretese di entrambe le chiese cristiane, quella orientale e quella occidentale, le cui versioni potrebbero entrambe contenere elementi di verità.

21. Prima di approfondire le indagini a tale proposito, c’è un ulteriore elemento da considerare con attenzione, ovvero quello relativo all’età di Giuseppe e di Mariamne (Maria Maddalena) quando intrapresero i loro viaggi, così come la data della morte di Mariamne (Maria Maddalena) e il luogo della sua sepoltura con relativa localizzazione delle sue reliquie.

Capitolo 6
MARIAMNE (MARIA MADDALENA)


1. Ora, una delle sfide principali riguardanti la collocazione temporale delle azioni e delle specifiche cronologie riferibili ai numerosi personaggi che intrapresero quel pericoloso viaggio con Giuseppe d’Arimatea (Ha-Rama-Theo, Sua Maestà Divina), è rappresentata dall’enorme varietà di ipotesi in merito all’effettiva età dello stesso Giuseppe.

2. Ad esempio, uno dei miti più popolari riguardanti Giuseppe riporta il fatto che egli morì alla veneranda età di 80 anni il 27 luglio dell’82 d.C. Presumibilmente, stabilire un giorno e una data precisa aveva in qualche modo lo scopo di rafforzare la credibilità di tale affermazione.

3. Abbiamo poi l’anno della morte di Mariamne (Maria Maddalena), il 62 d.C., lo stesso anno della morte di Giacomo il Giusto, il fratello di sangue di Gesù, e dell’arresto di Paolo. In quell’anno, si suppone che Giuseppe, Sua Altezza Divina (Ha Rama Theo), e Re d’Israele in esilio, abbia costruito la famosa cappella di Glastonbury in Inghilterra quale monumento in onore di “Maria”, la madre di Gesù.

4. Tanto per aggiungere un’altra serie di date e di elementi riguardanti l’età nella nostra analisi, viene considerata attendibile l’affermazione in base alla quale, ai tempi di Giuseppe e Mariamne (Maria Maddalena), gli uomini dovessero avere, al momento del matrimonio, un’età superiore a quella delle donne. Nel caso degli Esseni, l’età media dell’uomo era intorno ai 30 anni, quella della donna intorno ai 15-16 anni.

5. Tuttavia, nel caso di Mariamne (Maria Maddalena), è chiaro invece che quest’ultima fosse almeno di qualche anno più grande, quando divenne la compagna di Gesù. Questo elemento potrebbe in parte spiegare la frustrazione e il fastidio manifestato nei suoi confronti da parte della cerchia più ristretta dei discepoli, al di là del fatto che si trattasse di una donna.

6. Il motivo per cui tendo a sottolineare tali date, in questa fase, è quello di evidenziare la ‘astuzia’ degli studiosi Cristiani nell’indicare la data dell’ 82 d.C. come quella della morte di Giuseppe, poiché tale data implicherebbe, dato che Gesù era il primogenito, che Giuseppe avesse avuto in effetti circa 106 anni di età (Gesù era nato nel 6 d.C.), chiaramente un’età al di là di ogni possibile credibilità.

7. Dato che la Chiesa Cristiana ha storicamente avuto una consapevolezza piuttosto limitata dell’avanzato regime vegetariano e dell’attenzione riservata alla salute da parte degli Esseni, i creatori delle tecniche della moderna medicina, la maggior parte degli studiosi della Bibbia si sarà probabilmente sentita sicura del fatto che, proponendo datazioni tarde e improbabili, l’affermazione in base alla quale Giuseppe Rama-Ha- Theo fosse il padre di Gesù non sarebbe mai stata presa in considerazione.

8. Ciò che è noto, con riferimento ai secoli di dominio esercitati dalla Chiesa Cristiana nel mondo, a partire dall’anno 500 dopo Cristo in avanti, è che l’aspettativa di vita e le condizioni di salute dei popoli collassarono. Quindi, per un fanatico seguace di Paolo di mezza età, l’idea che una persona comune potesse vivere fino ad un’età che superasse i 60 anni apparve probabilmente come un elemento che non era necessario sostenere o modificare.

9. Una data più realistica per la morte di Giuseppe Ha Rama Theo/Sua Altezza Divina – ovvero il 68 d.C. circa, a Glastonbury, in Inghilterra – non è irragionevole, pur dovendo considerare una probabile età compresa tra gli 82 e i 92 anni.

10. Tuttavia, un ulteriore elemento rivelatore potrebbe risultare il resoconto riguardante la morte di Mariamne (Maria Maddalena), avvenuta nell’anno 62 d.C. ad un’età di circa 46 anni. Dato che si presume sia stata vegetariana, come Gesù ed i Nazareni nella loro totalità, e dato che è probabile abbia avuto a disposizione conoscenze avanzate a proposito di nutrizione, medicina oltre che a seguire gli avanzati orientamenti salutistici tipici degli Esseni, la sua morte si verificò quasi certamente a causa di eventi traumatici, incidenti o per mano di altri.

11. Ciò che è noto è che i suoi ultimi giorni li trascorse in isolamento in una grotta nella catena montuosa di S. Baume, a circa 25 miglia da Marsiglia, in Francia, dove visse come una eremita.

12. Perché scelse l’isolamento? Non vi è alcun indizio che vi fossero dei bambini con lei. Che cosa era accaduto a Lazzaro? Stava forse nascondendosi? Da chi e perché? Quali eventi l’avrebbero condotta a scegliere di nascondersi?

13. Il 62 d.C. rappresenta una data estremamente importante per la storia del Cristianesimo. Si tratta dell’anno in cui Paolo fu arrestato. E sembra che sia inoltre l’anno in cui un certo numero di figure chiave della famiglia di Gesù andarono incontro ad una morte prematura.

14. Per quanto riguarda i suoi resti, conosciamo con esattezza l’effettiva localizzazione della sua sepoltura, a Talpiot est, nella Tomba di Famiglia di Gesù, in compagnia di cinque ossari autentici e catalogati rinvenuti dagli archeologi, tra cui quello di Gesù, di Giacomo, fratello di Gesù, e delle sorelle di Gesù, Marta e Miriam, dell’altro fratello Yose (Giuseppe), e del figlio di Mariamne e di Gesù, il cui nome era Giuda.

15. Tanto la tomba quanto gli ossari esistono ai nostri giorni, dato che sono stati rinvenuti nel 1980.

Capitolo 7
SU’RAZAL


1. Ora, un lettore, giunti a questo punto, potrebbe chiedersi: avete parlato di Lazzaro e dei riferimenti presenti nei Vangeli e in numerosi altri manoscritti e leggende, ma che dire di Gesù? Quali sono le prove riferibili alla vita di Gesù successivamente alla crocifissione? Quali sono le prove in relazione alle linee di sangue che da egli ebbero origine?

2. Prima di rispondere a queste domande, permettetemi di menzionare per l’ultima volta Lazzaro. E lasciate che in questa occasione prenda in considerazione una diversa interpretazione riferita a quello che è il suo nome (Lazzaro).

3. Gli anagrammi (parole e lettere la cui collocazione viene deliberatamente mutata per occultare un dato messaggio) hanno rappresentato un elemento caratteristico dei tentativi miranti all’occultamento di specifici fatti sin dai primordi dell’arte della scrittura.

4. Quando si inverte la parola Lazzaro, si ottiene “surazal”, un termine che di per sé indicherebbe poco e nulla.

5. Tuttavia, quando si suddivide il termine “surazal” in due elementi per rispecchiare la struttura tipica delle parole dell’antica lingua semitica occidentale del tempo, in generale quella delle tribù dei mercanti beduini e arabi che parlavano una lingua che costituiva a propria volta una variante dall’aramaico antico, si ottiene “su’razal” che significa “buono/santo uomo”, o in altre parole, “il Santo”.

6. A questo punto, sorge una domanda: perché Giovanni avrebbe scelto uno specifico dialetto, assai meno noto dell’aramaico, per creare un anagramma? Perché non usare il greco o qualche altra lingua?

7. La risposta a questa domanda ha certamente una doppia valenza. Sebbene l’aramaico fosse una lingua antica comune in tutto il Medio Oriente, articolata in diversi dialetti dall’antica origine, non ogni scriba ebreo o studioso istruito dell’epoca era versato in tutte queste varianti dialettali. Se l’anagramma fosse stato elaborato in una lingua nella quale i nemici di Gesù e dei discepoli erano ben versati, assai probabilmente sarebbe stato interpretato.

8. In secondo luogo, e probabilmente si tratta di un elemento ancora più rilevante, l’aramaico è noto per il fatto di ricorrere all’utilizzo di un complesso limitato di termini che assumono tuttavia significati molteplici, elemento che, a propria volta, implica la possibilità di ottenere numerose e differenti interpretazioni.

9. Questo è la stessa argomentazione, ad esempio, che viene utilizzata dagli studiosi Cristiani nel tentativo di invalidare qualsiasi riferimento possibile a Giacomo il Giusto quale fratello di sangue di Gesù, dato che questi ultimi giustamente fanno notare che l’aramaico di quel tempo non facesse alcuna chiara distinzione tra ‘fratelli’ e ‘cugini’.

10. Quindi, dopo esserci resi conto che l’anagramma “Lazzaro” invertito significhi in effetti “uomo buono” o “il Santo” in dialetto aramaico, qualunque altro significato (senso) potrebbe essere spacciato per elemento di pura speculazione o semplice coincidenza.

11. Giovanni, nel suo ultimo atto quale discepolo fedele al vero messaggio di Gesù, ed alla vera fede dei Nazareni, battendosi contro le forze del male che avevano dato origine alla fasulla religione nota come Cristianesimo, si presenta nuovamente a noi attraverso le pagine del tempo e ci fornisce un indizio fondamentale – Lazzaro è il “Santo” – Lazzaro è Gesù!

12. Ora, vi sono ulteriori indizi importanti associati alla morte di Gesù che sono stati inseriti in modifiche più recenti dei vangeli canonici e accettati, che, per un comune Cristiano, possono voler dire assai poco ad un livello superficiale di analisi.

13. Il primo e più evidente elemento è la “corona di spine”. La maggior parte dei Cristiani considera tale elemento un sottile strumento di tortura ed inoltre un oggetto che avrebbe lo scopo di suscitare derisione, fino a quando ci si rende conto dell’esistenza di una antica tradizione (risalente a migliaia di anni prima della nascita di Gesù) legata alle “corone di spine”.

14. La tradizione risale all’albero dell’agrifoglio (holly-holy: sacro) e ai più antichi re-sacerdoti della storia umana, i “feara cuileann”, a “Coloro che sono Santi” (Uomini Sacri), si trattava inoltre del titolo ufficiale degli antichi Sommi (Supremi) Re d’Irlanda.

15. Piuttosto che corone d’oro, quelle che solitamente si suppone che i re e le regine d’Europa abbiano indossato per secoli, i più antichi e saggi sacerdoti-re e maghi indossavano una corona di agrifoglio sulla sommità del capo nel corso del periodo autunnale ed invernale, fino al giorno del solstizio d’inverno.

16. La medesima tradizione legata all’utilizzo di corone di agrifoglio (agrifoglio o di holly/holy, ovvero “santo/sacro”) è stata successivamente osservata dagli imperatori romani (agrifoglio/ilex/I-Lex) nel corso delle festività, soprattutto quelle dedicate a “Saturno” e nella importantissima festività del “Sol Invictus”, il 25 Dicembre.

17. Nonostante le modifiche apportate ai Vangeli sostengano il contrario, le più antiche tra le leggende oggi note insistono con decisione sul fatto che la “corona di spine”, quella posta sulla testa di Gesù, fosse in realtà una corona di agrifoglio (holly/holy/ilex), una “sacra corona” che denotava la sua eredità di sangue quale effettivo Re degli Ebrei e Re Supremo d’Irlanda.

18. Quest’ultima non è l’unica leggenda associata all’agrifoglio, all’albero tradizionalmente più importante per i Sommi (Supremi) Re, ovvero per la linea di sangue più antica e potente dell’Umanità e definita ‘divina’.

19. Un’ulteriore antica leggenda, che risale a oltre 1.800 anni fa, racconta che la croce sulla quale fu crocifisso Gesù venne ricavata da un albero di agrifoglio.

20. Un’altra antica leggenda afferma che gli alberi di agrifoglio crebbero magicamente intorno ai membri della famiglia reale (sacra famiglia) nascondendoli agli uomini di Erode e salvandoli da morte certa.

21. Naturalmente, l’agrifoglio non cresce naturalmente in Medio Oriente, di conseguenza simili leggende sono risultate relativamente semplici da rigettare. Tuttavia il peculiare simbolismo e i suoi occulti messaggi permangono.
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Re: La vera storia di Gesù 3° parte

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Capitolo 8
LA SCENA DELLA CROCIFISSIONE


1. Dopo esserci resi conto del significato occulto del riferimento che Giovanni fa nel caso di Lazzaro, volendo in effetti intendere Gesù, l’interpretazione da lui fornita in relazione all’intero episodio come riferito a Gesù ha ora un senso.

2. Reso edotto del fatto che la sua vita è in pericolo, Gesù resta indifferente e impassibile. Giovanni ci racconta, attraverso le pagine del tempo, che Gesù appariva indifferente rispetto all’ipotesi legata alla sua morte. (Giovanni 11:6)

3. Gesù non morì sulla croce, come credono tutti. Sopravvisse, tuttavia i Sommi (Alti) Sacerdoti (del Casato di Ananus) (Hanan) lo braccarono per mari e monti con l’intenzione di rintracciarlo e ucciderlo. Paolo di Tarso (S. Paolo) fu l’assassino a cui essi affidarono questa missione. (Giovanni 12:10)

4. La crocifissione fu da Gesù considerata un evento necessario. La considerò come quell’evento che avrebbe reso note agli ebrei le caratteristiche orripilanti e abominevoli tipiche della classe dei sacerdoti (sadducei) e del loro culto satanico praticato in segreto. (Giovanni 11:11)

5. Gesù pianificò la data della sua crocifissione. Desiderò che accadesse il 14 Nisan di un Venerdì. In altre parole, il Vangelo di Giuda è nel giusto, a lui fu effettivamente richiesto di tradire Gesù. (Giovanni 11:15)

6. I discepoli non si dimostrarono codardi come Paolo e Luca riferiscono nei loro vangeli fasulli traboccanti di menzogne. In realtà, i discepoli furono sempre pronti a seguire Gesù anche nella morte, ma fu lui stesso ad ordinare loro di non seguirlo e di impegnarsi invece nella elaborazione delle Scritture dei Nazareni, ovvero dei Vangeli Gnostici tanto odiati da Paolo e dal Cristianesimo. (Giovanni 11:16)

7. Quali, dunque, furono gli eventi che si verificarono quando effettivamente Gesù scampò alla morte sulla croce per affrontare poi la sua successiva ‘seconda’ morte? In quale maniera sopravvissero successivamente le linee di sangue che da lui ebbero origine? Di nuovo, dove sono le prove?

8. Queste sono le domande che a questo punto prenderemo in considerazione.

Capitolo 9
I FIGLI DI GESÙ


1. Un elemento di cui non abbiamo trattato, a questo punto, è l’esistenza di possibili figli di Gesù e di Mariamne (Maria Maddalena), sua moglie.

2. La leggenda tratta del grande viaggio in seguito al quale Mariamne (Maria Maddalena) giunge infine per la prima volta in Francia in compagnia di “Lazzaro” ed accompagnata da una figlia femmina di nome “Sara”.

3. Il nucleo centrale di tale leggenda è sempre stato il fatto che la famiglia reale avesse avuto all’epoca un solo figlio. Considerati gli almeno 8 anni trascorsi dalla data della crocifissione di Gesù (36 d.C.) sino al suo arrivo in Francia (44 d.C.), è decisamente improbabile, se non assolutamente improbabile, che Maria abbia concepito un solo figlio.

4. Una possibile giustificazione potrebbe essere rintracciata nel fatto che Gesù fosse stato reso sterile a motivo delle ferite riportate durante il calvario. Di nuovo, tale ipotesi resta decisamente improbabile.

5. Al contrario, è probabile che Gesù e Mariamne (Maria Maddalena) avessero almeno due, se non addirittura tre figli in questa fase, ed almeno un figlio maschio tra questi ultimi.

6. Sappiamo che Gesù e Mariamne ebbero almeno un figlio maschio, perché uno degli ossari all’interno della Tomba di Famiglia di Gesù da Talpiot est recita “Giuda figlio di Gesù”.

7. Quindi, la leggenda relativa all’arrivo di Mariamne (Maria Maddalena) accompagnata da un bambino quasi certamente testimonia il vero. La leggenda definisce tale figlio “Sara”, ma è possibile che quest’ultima sia semplicemente una traduzione errata di “Giuda”. In secondo luogo, “un figlio” sta ad indicare che il suo sesso poteva non essere stato evidente.

8. Ma ciò che è implicito in tale resoconto è che anche gli altri figli di Gesù e Mariamne (Giacomo e la sorella maggiore Maria) fossero già stati in qualche maniera affidati segretamente alle cure di altri, prima del loro arrivo (in Francia).

9. Inoltre, l’assenza di ossari in grado di rendere evidente la morte degli altri figli di Gesù e di Mariamne fornisce un appiglio per quei resoconti storici che sostengono il fatto che tale linea di sangue effettivamente perdurò.

Capitolo 10
IL LUOGO IN CUI FU OCCULTATO IL GRAAL


1. Successivamente al 36 d.C., è documentato che la famiglia di “Lazzaro” risiedette a Betania, nei pressi del Monte degli Ulivi per diversi anni. E’ inoltre documentato che l’estensione delle proprietà di tale famiglia restò di assoluta rilevanza e che, in base a tutti i resoconti, queste ultime furono gradualmente liquidate. Fu Marta, la terza figlia maggiore, la responsabile dell’amministrazione di tali proprietà.

2. Tali elementi sono documentati nel libro di Rabinus (capitoli 34 e 35), da cui risulta che l’intero ricavato derivante dalla cessione delle proprietà fu concesso a Pietro, ed utilizzato per la costruzione della Chiesa Nazarena di Gerusalemme.

3. Possiamo a questo punto renderci conto del fatto che la questione apparentemente singolare relativa a tale proprietà possa essere chiarita facendo riferimento a Giuseppe (Ha-Rama-Theo), l’effettivo e Sommo (Supremo) Re d’Irlanda in esilio e padre di Gesù, che liquidò le sue proprietà in Giudea, concentrando la propria attenzione su un progetto di ordine differente.

4. Ora, il fatto che Gesù fosse effettivamente tenuto al sicuro in una località a due passi dalla sede del Casato di Ananus, è decisamente improbabile. In realtà, il riferimento al centro di Betania risulterebbe a quanto pare un riferimento indiretto al centro di Nazara, nota anche come la “nuova Betania”, mentre il Monte degli Ulivi costituirebbe un riferimento specifico al Monte della Galilea.

5. Ciò che sembrerebbe accertato, in riferimento alla Galilea, area controllata dai leader dei Sicari, devotissimi seguaci di Gesù, è che nessun fariseo, né sadduceo, né Paolo stesso, avrebbero potuto avvicinarsi a quell’area senza rischiare la propria incolumità. La Galilea e Nazara stessa sarebbero stati quindi, quasi certamente, le località in cui Gesù fu condotto affinché recuperasse le proprie forze, in compagnia di tutti gli altri membri della propria famiglia, ad esclusione di Giacomo, che in questa fase era incaricato della gestione della Chiesa Nazarena, e che operava a partire da Gerusalemme.

6. Siamo anche relativamente certi del fatto che, in base a quanto sinora affermato, lo stesso Giuseppe risiedesse a Gerusalemme con alcuni dei suoi familiari della casa reale, per verificare in prima persona la condotta tenuta dal Casato di Ananus. La maniera più semplice e diretta per farlo sarebbe stata fondamentalmente quella di continuare a svolgere le sue mansioni quale uno dei membro più anziani (importanti) del Grande Sinedrio.

7. Tra il 36 d.C. e il 42 d.C., sembra che vi sia stata una disagevole stasi nelle questioni riguardanti Gerusalemme, e la regione immediatamente a ridosso di tale città, tra i Nazareni ed i loro acerrimi nemici del Casato sadduceo di Ananus (Hanan).

8. Tuttavia, le condizioni mutarono intorno al 43 d.C., quando, utilizzando probabilmente la siccità e la carestia appena manifestatasi, e sentendosi incoraggiato, il Casato di Ananus, ovvero la famiglia dei Sommi (Alti) Sacerdoti che aveva dominato su quelle terre per decenni, servendosi di quell’assassino professionista che fu Paolo di Tarso, catturò Stefano e lo giustiziò, ostacolando le operazioni di supporto alla popolazione in quella difficile fase.

9. Sebbene lo scenario descritto dalla Bibbia si presenti come decisamente contorto, Stefano doveva essere impegnato in operazioni di sostegno rispetto alla carestia appena manifestatasi, e probabilmente ricopriva in quell’ambito un ruolo decisamente rilevante. Anche perché, successivamente alla sua morte, è chiaro che Giuseppe avesse considerato anche la stessa Galilea come una località non più sicura, cercando di conseguenza la protezione dei Romani e delle famiglie che appoggiavano i Nazareni dell’area di Cesarea Marittima, lungo la costa. Risultano anche precisi riferimenti al fatto che uno dei più importanti funzionari romani ivi operativi risultasse un amico di lunga data del Casato di Giuseppe, il suo nome era Cornelio.

10. Allo stesso tempo, vi è una decisa indicazione a favore del fatto che Lazzaro (Gesù) sia salpato da Cesarea Marittima in direzione di Cipro per evitare di essere rintracciato da parte di Paolo e della sua banda di assassini professionisti.

11. In base a tutti i resoconti, le sorelle di Gesù e le altre Marie restarono a Cesarea nel corso di questa fase intermedia. Giuseppe tornò in Britannia, per curare al meglio i propri interessi commerciali, dato che si trattava del proprietario e del gestore delle più importanti e antiche miniere di stagno della Britannia stessa. Non si trattò di una lunga visita, ma di una visita lampo, dato che a quanto pare egli fece ritorno a casa prima della fine del 44 d.C., e prima del grande viaggio verso occidente intrapreso da Lazzaro (Gesù).

12. Ora, tale viaggio in Britannia, tale visita lampo in codesta regione, è significativa per due ragioni principali. In primo luogo, Giuseppe pare intenzionato a farlo apparire come un semplice viaggio d’affari, in cui avrebbe evitato di condurre con sé membri chiaramente riconoscibili della famiglia, e, in secondo luogo, egli fece ritorno a casa in tempi rapidissimi.

13. E’ giusto supporre che questo fosse il noto viaggio associato al cosiddetto “Santo Graal”, in seguito al quale Giuseppe condusse con sé almeno due dei figli di Gesù e Mariamne (Maria Maddalena) in un luogo sicuro, in cui i sadducei non avrebbero mai potuto rintracciarli o catturarli. Si presume che siano stati i due figli maggiori, ovvero la figlia Maria e il figlio Giacomo, ad intraprendere tale viaggio in compagnia del nonno.

14. Non si trattò di una missione facile, anche perché bisogna ricordare che i sadducei rappresentavano i discendenti delle importantissime e antiche famiglie fenicie impegnate in ambito commerciale, e quindi avevano connessioni praticamente ovunque in tutto il mondo antico. Ovunque tranne che in un luogo magico, l’Irlanda.

15. La Chiesa si è sempre preoccupata di ritrarre l’Irlanda come una terra violenta, infida e pagana sino all’arrivo di Patrizio. Naturalmente è in direzione dell’Irlanda che gli esuli della famiglia reale di Ugarit, i principali discendenti di Akhenaton, fuggirono dopo essere stati attaccati dal faraone Seti. Quest’ultima terra rappresentava la casa spirituale degli “Uomini Sacri” (Santi) e l’effettiva località di origine dell’ultima linea di sangue rimasta dei Re di Israele.

16. Il popolo celtico dei Dumnonii era quello che occupava il territorio del Somerset, del Devon e della Cornovaglia, ed operava al servizio dei Supremi Re d’Irlanda, presso i quali Giuseppe aveva per breve tempo vissuto ed operato tempo prima, ed è appunto da quella regione che gli ebrei-irlandesi (Hibiru) estraevano oro e stagno, esportandolo in tutto il mondo antico.

17. Giuseppe, uno dei Supremi Re d’Irlanda (probabilmente è lui stesso il personaggio alla base del mitico eroe Cú Chulainn presente nei cicli dell’Ulster), colui il quale aveva rinunciato alle proprie cariche, e che inoltre quasi certamente era andato contro la volontà degli anziani Cuileann nel caso della sua decisione di fondare Nazara, non poteva avere certezze a proposito di come sarebbe stato ricevuto una volta recatosi direttamente in Irlanda.

18. Tuttavia, è invece evidente il fatto che, anche nel caso in cui a Giuseppe stesso fosse stato vietato di mettere mai più piede sul sacro suolo d’Irlanda, i suoi figli, i discendenti di sangue dei più antichi re, ed ora discendenti delle linee di sangue ormai fuse degli Esseni e di Giuseppe (Sadducei), sarebbero stati certamente ricevuti e ospitati presso la corte del Re Fiacha Finnfolaidh.

19. Per cui, intorno alla fine del 44 d.C., Giuseppe salutò la figlia maggiore di Gesù, che si chiamava anch’essa Maria, Mariamne (Maria Maddalena) e il fratello minore di Maria, Giacomo, per cui questi ultimi fecero ritorno alla loro casa ancestrale, alla casa dei Re, a Tara.

20. Durante una breve rivolta, nel 56 d.C., il Re e la linea dei Milesi (Milesian line) furono per breve tempo deposti, per cui il Re stesso ed i figli di Gesù e Maria fuggirono con gli uomini affidati alla loro custodia in Scozia.

21. Tale evento spiegherebbe inoltre il periodo che Giuseppe, Sua Altezza Divina (Ha Rama Theo), trascorse in Scozia, appunto in questa fase, poco prima della sua morte. Successivamente alla rivolta, e nel corso dell’esilio in Scozia, è possibile che Giuseppe abbia fatto sì che Giacomo fosse trasferito sotto la custodia di uno degli affidabili clan gallesi.

22. Tuttavia, nel 76 d.C., Tuathal Teachtmhar, il figlio di Fiacha Finnfolaidh, fece ritorno alla testa di un esercito appoggiato dai Romani per rivendicare il trono di suo padre, e di certo rimase fedele al giuramento fatto dal padre di proteggere le linee di sangue di Gesù e Maria.

23. Ciò che è particolarmente interessante in questa fase temporale è che Tuathal Teachtmhar si suppone abbia sposato una “principessa” delle linee di sangue reali d’Inghilterra di nome Baine, in base ad un poema epico del IX secolo riguardante i grandi e antichi Re d’Irlanda.

24. Ebbero successivamente tre figli: Fithir d’Irlanda (F), Darina d’Irlanda (F), e Re Fedhlimidh Rachtmar (M) d’Irlanda, che ascese al trono nel 110 d.C. e morì nel 119 d.C.

25. Il problema, in riferimento a tale resoconto, è che non vi fu alcun “re” d’Inghilterra propriamente detto prima di Alfredo il Grande nel 871 d.C., quindi, o l’autore del poema compie un errore di fatto essenziale a proposito di un elemento di evidentissima rilevanza, o, come avviene nel caso di gran parte della conoscenza esoterica, si tratta di un errore intenzionale concepito per occultare una serie di conoscenze essenziali. Oppure, terza possibilità, il passaggio è stato deliberatamente “manipolato”, come è accaduto a numerose opere nel corso della storia.

26. Il nome “Bain” viene semplicemente interpretato come “fair bridge” (ponte propizio/buono/bello). Tuttavia, è probabile che tale termine sia una deliberata modifica del termine “Brid”, una denominazione notoriamente associata al’l’Irlanda con le “dee madri” del tre (3 dee madri). Il Caso di Maria (Case of Mary) in questo senso rappresenterebbe la terza generazione di tre Marie. In secondo luogo, l’unico vero Re presente in Britannia ai tempi di Tuathal Teachtmhar era appunto Joseph Ha-Rama-Theo (d’Arimatea, o Sua Altezza Divina, Re di Israele).

27. Bain, o Brid, la moglie di Tuathal Teachtmhar fu quindi, con tutta probabilità, Maria, la primogenita di Gesù e di Mariamne (Maria Maddalena).

28. Ora, se tutto questo corrisponde effettivamente al vero, e Maria, la figlia maggiore di Gesù e di Mariamne (Maria Maddalena), è in effetti divenuta Regina d’Irlanda intorno al 76 d.C., numerosi sono gli elementi che troverebbero una spiegazione.

29. Si spiegherebbe certamente la decisa ed assoluta devozione a Maria presente in tutta l’Irlanda, un elemento assai più significativo della semplice sincretizzazione riferita a un antico culto pagano ispirato al femminino.

30. Si spiegherebbe inoltre la decisa e profonda spiritualità e la grande saggezza tipica della tradizione irlandese, e si spiegherebbe inoltre perché l’Irlanda sia stato il primo paese a sperimentare un tentativo onnicomprensivo di pulizia etnica ad opera della Chiesa di Roma ai tempi di Patrizio, a partire dal 431 d.C.

31. Tanto efficaci si dimostrarono Patrizio e gli invasori che giunsero dopo di lui nella distruzione di numerosi testi e di ogni elemento associabile alla saggezza in Irlanda, che ancora oggi gli irlandesi, e la maggior parte delle persone al mondo, ritengono che i Celti abbiano costituito un Impero della durata di 1.000 anni in tutta l’Europa del Nord semplicemente facendo ricorso a tradizioni orali.

32. Naturalmente quest’ultima rappresenta una conclusione assolutamente priva di senso. Tuttavia, il timore radicato nei confronti degli Irlandesi da parte della Chiesa Cristiana continua a permanere ancora ai nostri giorni.

33. Probabilmente esiste una ragione in grado di spiegare tutto questo. Perché in Irlanda, oggi, almeno il 20% della popolazione può tracciare le proprie origini fino ai Re Milesi (Milesian line), mentre il 5% può tracciarla sino a Tuathal Teachtmhar e alla Regina Maria (Bain, o Brid).

34. Anche perché, per quanto abilmente la Chiesa Cristiana Romana e gli Inglesi abbiano, nel corso dei secoli, tentato di massacrare, impoverire e distruggere gli Irlandesi, questi ultimi hanno continuato a fondare le proprie comunità su famiglie numerose ed hanno quindi superato le difficili condizioni a cui sono stati soggetti nel tempo.

Capitolo 11
I DIVINI SPIRITI DELL’AGRIFOGLIO E IL GRAAL


1. Detto questo, l’Irlanda non rappresenta l’unica località in cui le linee di sangue e i discendenti di Gesù e Mariamne (Maria Maddalena) perdurarono. Rappresenta tuttavia certamente il luogo in cui continua a vivere il maggior numero di persone che condivide il loro singolarissimo patrimonio, e rappresenta inoltre l’unico luogo ad essere caratterizzato da un riferimento ineliminabile ai Cuileann stessi, quelli che sopravvissero alla persecuzione nascondendosi infine nella regione di West Cork.

2. La seconda area in cui questo stesso discorso resta valido è il Galles, e la regione sud-occidentale dell’Inghilterra.

3. A differenza dell’Irlanda, il Galles non è mai stato uno stato sovrano. Tuttavia, ha mantenuto una fiera indipendenza e si è battuto per difendere l’integrità del proprio territorio ed il proprio patrimonio culturale per almeno duemila anni.

4. Ma prima di parlare del Galles quale possibile località in cui perdurò effettivamente la linea di sangue di Giacomo, il figlio secondogenito di Gesù e di Mariamne (Maria Maddalena), passiamo a considerare questa incredibile fase storica.

5. I Dumnonii, quel popolo che occupava l’area sud-occidentale della penisola e una parte del Somerset meridionale, quel popolo che controllava regione in cui Giuseppe – Re Supremo d’Irlanda in esilio e padre di Gesù – tradizionalmente possedeva proprietà reali quali le preziose miniere di stagno e di oro, quel popolo che rifiutò di fare fronte comune con la regina Boudicca contribuendo alla distruzione delle città romane, viene incredibilmente ritenuto semplicemente un assembramento neppure troppo omogeneo di persone dedite all’agricoltura di sussistenza!

6. Di nessun resoconto storico riferito a leader, re o discendenti, al di là delle leggende riguardanti il Re, vi è traccia in questa regione.

7. Consideriamo questo cospicuo “buco nero” della storia. Stiamo parlando di una regione che comprende circa i due terzi del territorio del Galles, dotata di terreno fertile, di acqua potabile ed inoltre di un territorio dall’essenziale importanza strategica.

8. Il fatto che la maggior parte degli storici accettino come veritiera quella che appare come una spaventosa voragine della storia, è stupefacente. Fatta eccezione per le leggende arturiane, non vengono fornite informazioni a proposito di alcuna linea dinastica.

9. Prima di parlare in maniera approfondita delle leggende arturiane, cerchiamo di prendere in considerazione una probabile catena di eventi.

10. E’ chiaro che l’anno 62 d.C. rappresentò un anno assai insidioso per i membri della famiglia di Gesù. E’ inoltre evidente il fatto che, a partire dal 64 d.C. Fino al 78 d.C., i Romani, in Britannia e in Galles, furono impegnati a scrivere a proposito di quelli che oggi consideriamo dei pagani fanatici. Considerato il collegamento con Paolo, ora sappiamo che gli eventi che in quella fase ebbero luogo rappresentarono con tutta probabilità le prime ribellioni paolino-cristiane, innescate dall’arresto di Paolo e dalla sua esecuzione, nonché dall’esecuzione del Principe Linus (primo vescovo cristiano di Roma), figlio della regina Boudicca e membro di un’antica linea di sangue reale della Britannia.

11. Considerato il pericolo legato all’attraversamento di quelle regioni, è pressoché certo che Giacomo fosse rimasto in Scozia e che avesse creato lì la propria famiglia per fare successivamente ritorno nelle aree occupate dal popolo dei Dumnonii tra il 75 e il 76 d.C. Da questo punto in avanti, possiamo ragionevolmente assumere, in base alla evidente assenza di resoconti storici relativi a personaggi di rilievo che emersero in quella fase, che non si manifestarono leader di rilevanza storica.

12. Negli anni compresi tra il 200 e il 300 d.C., è probabile che i membri della famiglia di Giacomo ed i loro discendenti si fossero trasferiti a nord per trasformarsi nei leader dei popoli che vivevano nell’area del Galles.

13. Approfondiamo ora un’altra celebre raccolta di prove a sostegno della presenza di Giacomo in quest’area, oltre che i suoi legami con suo nonno e con le leggende riguardanti le linee di sangue di Gesù.

Capitolo 12
RE ARTÙ

1. La leggenda di Re Artù è senza dubbio una delle più note nel mondo occidentale. E’ anche una delle più sconcertanti, anche perché, come si verifica nel caso del Vangelo di Giovanni, queste antiche leggende e queste antiche storie sembrano fornire un’abbondanza senza di limiti in termini di simbolismo misterioso, di anagrammi e di informazioni deliberatamente occultate.

2. Ad uno specifico livello, si tratta di una storia che tratta della lotta tra il bene e il male, della saggezza e del culto del vero dio, così come di una religione oscura legata alla magia, ai sacrifici di sangue ed al satanismo.

3. Ad un livello differente, si tratta invece di cavalleria e di nobiltà, di valori legati all’onore ed al rispetto nei confronti della conoscenza (sapere/saggezza). E si tratta inoltre di un processo che ha lo scopo di occultare determinate conoscenze, del deliberato occultamento di un certo tipo di origini e degli stessi eventi storici.

4. La storia tratta anche di inganno, inganno deliberato e premeditato ad opera dei personaggi più vicini al Re, per nascondere un terribile male, quel male in grado di mascherare sé stesso ed in grado di spacciarsi per il bene.

5. Si tratta inoltre, naturalmente, di una ricerca, della ricerca del Santo Graal, ovvero della linea di sangue di Gesù.

6. Gli storici, i teologi della Chiesa, ed altri “esperti”, sono pronti a rigettare la storia di Artù definendola una storia elaborata a tavolino e di carattere e mitologico, sebbene intrigante e ricca di singolari allegorie. Ma ci sono elementi nelle leggende arturiane, così come nel Vangelo di Giovanni, che continuano a colpirci senza mai perdere il proprio fascino.

7. Anche perché, per quante volte si sia letta quella storia, sembra che vi sia in quest’ultima un misterioso elemento che pare occultato nel profondo di quelle meravigliose storie fiabesche, e che pretende di venire alla luce e di essere riconosciuto come verità. La domanda è: di cosa si tratta? E perché ciò accade?

8. Artù appare per la prima volta nell’ambito della letteratura gallese. In un antico e sopravvissuto poema gallese, “Il Gododdin” (594 d.C.), il poeta Aneirin (ca. 535-600 d.C.) scrisse in una delle sue opere “ha nutrito corvi neri sui bastioni, anche se non era Artù”.

9. In un’altra opera, attribuita a Taliesin, e che risale probabilmente ad una data addirittura antecedente: “The Chair of the Sovereign” (Il Trono del Sovrano), si parla di “Artù il Benedetto”; Preiddeu Annwn (“I Tesori di Annwn”), menziona “il valore di Artù” e afferma “ci siamo recati con Artù negli splendidi (luoghi) delle sue gesta”.

10. Ci sono poi altre opere di poesia epica che parlano di Artù, quali “Il Viaggio a Deganwy”, che contiene il passaggio “come avvenne nella battaglia di Badon grazie ad Artù, condottiero glorioso, con le sue splendide armi, rese rosse dalla battaglia, che tutti gli uomini ricordano.”

11. Un altro riferimento ad Artù, tra i primi in assoluto, è nella “Historia Brittonum”, attribuita al monaco gallese Nennio, che si dice abbia scritto questa raccolta dell’antica storia gallese intorno all’anno 830 d.C. In quest’opera, Artù viene indicato come un “condottiero in battaglia”, piuttosto che come re. Due fonti distinte all’interno di tale raccolta fanno menzione di dodici battaglie in cui pare egli abbia combattuto, che si concludono in occasione della battaglia del Mons Badonicus, dove si dice che egli da solo abbia ucciso 960 uomini.

12. Quindi, in base a quanto sostenuto negli “Annales Cambriae” del X secolo, si dice che Artù fu ucciso nella battaglia di Camlann nel 537 d. C.

13. Artù appare in una serie di ben note vite dei santi del VI secolo, molte delle quali scritte nel monastero di Llancarfan nel XII secolo.

14. Ad esempio, nella Vita di San Illtud, scritta intorno al 1140, si dice che Artù fosse un cugino di tale rappresentante ecclesiastico.

15. Intorno al 1100, Lifris di Llancarfan scrive, nella sua “Vita di San Cadoc”, che Artù fu sconfitto in maniera piuttosto singolare da San Cadoc. Cadoc garantì protezione ad un uomo che aveva ucciso tre dei soldati di Artù, e Artù fu ripagato del fatto tramite la cessione di una mandria di bestiame di proprietà di Cadoc, atto compiuto per riparare il danno legato alla perdita dei propri uomini. Cadoc consegnò gli animali, come richiesto, ma quando Artù prese possesso degli animali, questi ultimi furono trasformati in fasci di felci. Episodi di questo genere risultavano utili per rappresentare la maniera in cui un uomo di chiesa fosse in grado di sconfiggere e di avere la meglio su un leader mondano.

16. Artù compare anche nel racconto gallese “Culhwch e Olwen”, una narrazione solitamente associata al “Mabinogion”. In quest’opera, Culhwch si reca in visita presso la corte di Artù per ottenere il suo appoggio al fine di ottenere la mano di Olwen. Artù, che viene descritto come suo parente, acconsente alla richiesta e soddisfa le richieste del gigante Ysbaddaden, padre di Olwen, che includevano la possibilità di dare la caccia al grande cinghiale Twrch Trwyth, in dettaglio descritta dall’autore.

17. Gervasio, nel XIII secolo, afferma che Artù e i suoi cavalieri viaggiavano regolarmente lungo un’antica via tra il Castello di Cadbury e Glastonbury (che è ancora nota ai nostri giorni come la “King Arthur’s Causeway”) e che egli, in compagnia dei suoi cavalieri, fosse ancora visibile al chiaro di luna nei boschi della Britannia, della Bretagna e della Savoy (Savoia). Loomis fa riferimento ad un’opera scozzese del XVI secolo, e al fatto che numerose di tali leggende fossero ancora diffuse nel XIX secolo nei pressi del Castello di Cadbury e in numerose aree della Francia.

18. Tuttavia, i due manoscritti che hanno finito con l’articolare la leggenda arturiana per come la conosciamo oggi, sono quelli di Goffredo di Monmouth, ovvero “Historia Regum Britanniae” (1136-1138, “Storia dei Re della Britannia”) e la “Vita Merlini” (ca. 1148, “La vita di Merlino”).

19. La tomba di Re Artù è stata localizzata nei pressi della Glastonbury Abbey. In queste stesse leggende è inclusa la figura di Giuseppe d’Arimatea. In base a quanto riportato all’interno di tali opere, Artù venne ucciso nel corso della sua ultima battaglia, ovvero nella battaglia di Camlann, in cui aveva combattuto contro le forze di Mordred.

20. La storia afferma che Mordred fosse inoltre un cavaliere della Tavola Rotonda, un figlio nato da una relazione incestuosa tra Artù e sua sorella Morgana. In quasi tutti i resoconti, si dice che Artù fosse stato ferito a morte, e che, successivamente a tale battaglia, fosse stato condotto ad Avalon, località in cui le sue ferite guarirono e in cui il suo corpo fu infine sepolto in una cappella. Alcuni testi fanno riferimento ad un possibile ritorno di Artù nel futuro.

21. Come avviene nel caso di Giovanni, vi è dell’evidente simbolismo in tali resoconti.

22. Glastonbury rappresenta la località per eccellenza in cui si concentravano gli antichi interessi commerciali di Giuseppe d’Arimatea, Joseph (Giuseppe) Ha-Rama-Theo, il padre di Gesù.

23. Tanto Giuseppe quanto Maria (“Vergine Maria”) furono probabilmente sepolti nella chiesa di Glastonbury, prima che i loro resti fossero occultati, in tempi successivi, nella fase dei tumulti che si verificarono in Britannia intorno al XII secolo, successivamente alla conquista normanna.

24. La storia di Artù che, colpito a morte e successivamente sepolto in una cappella, pare destinato in futuro a risorgere dai morti, è singolarmente molto simile alla storia della miracolosa sopravvivenza di Gesù successivamente alla crocifissione.

25. I cavalieri della tavola rotonda, inoltre, risultano decisamente simili ai discepoli di Gesù, e l’episodio incestuoso relativo a Morgana e a Mordred, ricorda moltissimo il fatto che Paolo di Tarso sia stato accettato come apostolo solo per ricorrere successivamente all’inganno, impegnandosi ad eliminare i membri della famiglia di Gesù, tra i quali lo stesso Gesù.

26. In definitiva, il ritorno di Artù ricorda assai da vicino un testo relativo a una leggenda di carattere messianico.

27. C’è naturalmente una leggenda che scende ancor più nel profondo nel quadro di tali resoconti leggendari. Presso la corte di Tara, ai tempi di Cormac Mac Art (Artù) (Re d’Irlanda 227-266 d.C.), si tramanda che esistesse effettivamente una tavola rotonda. Cormac è famosissimo per il fatto di essersi dimostrato un re saggio, e le leggende relative alla sua linea di sangue abbondavano, così come quelle sulle linee di sangue dei leader delle tribù del sud-ovest dell’Inghilterra e del Galles.

28. Il Santo Graal è un altro promemoria. Il simbolo per eccellenza delle linee di sangue di Gesù e di Mariamne (Maria Maddalena). Quasi ad indicare che i loro discendenti fossero al sicuro e nascosti in qualche specifica località delle isole britanniche.

29. E’ tanto fitto il simbolismo che pare incredibile che le leggende di Artù siano sopravvissute all’occhio onniveggente della Chiesa di Roma. Probabilmente questo elemento potrebbe risultare spiegabile in base al fatto che ormai vi fosse una quasi certezza in relazione all’eliminazione di ogni elemento di prova che riguardasse il passato, l’idea che fosse stato bruciato, eliminato e cancellato per sempre.

30. Eppure questo passato non è mai stato dimenticato, e in qualche strana maniera, persino dopo centinaia di anni, il simbolismo della leggenda di Artù, così come quello di Giovanni, insiste nel ricordarci la vera storia delle linee di sangue di Gesù.

31. Queste ultime sono sopravvissute in Irlanda, e, grazie ad alcune famiglie, anche in Galles, per cui oggi esistono letteralmente centinaia di migliaia di persone che possono tranquillamente vantare una discendenza dallo stesso Gesù.

Capitolo 13
GLI ULTIMI ANNI DI GESÙ


1. Ora, il fatto di nascondere il “Santo Graal” in Irlanda è solo una componente, un piccolo particolare di questa complessa storia.

2. Perché quando Giuseppe fece ritorno dalla sua missione segreta nel 44 d.C., intraprese successivamente un lungo viaggio portando con sé il resto della propria famiglia (tra cui “Lazzaro”), ma non Giacomo il Giusto, che era ormai il capo dei Nazareni.

3. Vi è un certo disaccordo sul fatto che “Lazzaro” e Mariamne (Maria Maddalena) si fossero recati prima in Gran Bretagna e successivamente in Francia, o se fossero stati in un primo tempo “lasciati” in Francia.

4. Considerando la previdenza di Giuseppe e quella dei membri del Casato di Ananus e del loro ‘killer’ di fiducia Paolo di Tarso, considerata l’assenza di Giuseppe e della sua famiglia da Caesarea, sorge immediato il sospetto che Glastonbury possa essere stata la prima destinazione che egli raggiunse via mare.

5. Non vi può essere alcun dubbio sul fatto che i Sommi (Alti) Sacerdoti del Casato degli Ananus avessero fornito istruzioni rigorose affinché a Giuseppe e agli altri figli non venisse fatto del male, ma Gesù, Mariamne (Maria Maddalena) e i loro figli dovevano essere eliminati ad ogni costo.

6. La ragione di un simile atteggiamento risiedeva nel fatto che qualsiasi atto pubblicamente commesso ai danni di Giuseppe o della sua famiglia, anche in un’altra area del mondo, avrebbe scatenato un terremoto al quale i Sommi (Alti) Sacerdoti rischiavano di non sopravvivere. Ma nel caso di Gesù, quest’ultimo “doveva assolutamente essere ucciso e/o finire in cielo”.

7. Quindi è probabile che Giuseppe avesse fatto in modo che il suo figlio primogenito Gesù (Lazzaro), Mariamne (Maria Maddalena), sua moglie, e il figlio più giovane (Giuda) ‘Sara’, fossero fatti sbarcare in Francia nei pressi di Marsiglia, mentre gli avrebbe fatto successivamente rotta verso la Britannia con gli altri figli di Gesù e sua moglie (la “Vergine”) Maria.

8. Per quanto riguarda la storia tramandata dalle famiglie nobili francesi, quella che si cela dietro buona parte delle storie riportate nel Codice da Vinci, Sara, in qualche maniera, sopravvisse alla morte della madre, ed ebbe dei figli che vissero senza contribuire ad alcuna delle più note linee di sangue, almeno fino al V secolo dopo Cristo.

9. Si dice poi nella leggenda, che, intorno al periodo in cui Patrizio, su ordine della Chiesa di Roma, tentò di eliminare ogni persona che avesse avuto accesso all’istruzione in Irlanda per riportare quella terra all’età della pietra, i rifugiati fuggirono e si unirono tramite vincolo matrimoniale ai Franchi Sicambri, e che da quest’ultimo emerse successivamente una nuova dinastia ‘regnante’. Si trattava dei ben noti Re Merovingi che fondarono la monarchia francese ed introdussero il ben noto fleur-de-Lys (il simbolo ebraico della circoncisione), come emblema reale di Francia.

10. A partire dalla linea di sangue merovingia, un altro ceppo della famiglia costituì un regno ebraico assolutamente indipendente nel sud della Francia: il Regno di Septimania, nella regione che noi oggi conosciamo come Linguadoca. In questo caso, i primissimi principi di Tolosa, Aquitania e Provenza discesero tutti dalla linea di sangue messianica del Santo Graal. La Septimania fu concessa successivamente alla Casa Reale di Davide nel 768, e il principe Bernardo di Septimania sposò infine una figlia dell’imperatore Carlo Magno.

11. Ciò che è interessante in riferimento al collegamento tra le linee di sangue francesi, è che queste ultime tendono a presentarsi come strettamente connesse tra loro e progressivamente insediate in ambiti prossimi alla regalità, o comunque progressivamente imparentate con le famiglie reali. Ciò che appare chiaro è che coloro i quali hanno fornito prove in relazione all’antico Priorato di Sion, ed alla congiura della Chiesa ai danni delle linee di sangue di Gesù, si siano dimostrati previdenti puntando su un gruppo segretissimo composto da un numero assai ristretto di persone che ha quindi avuto l’onore di congiungersi a quella specifica discendenza.

12. Si tratta di un atteggiamento che ha assolutamente senso se si intende mantenere il massimo valore in relazione ad un dato bene. Come nel caso dei diamanti, ad esempio.

13. Se i diamanti risultassero a buon mercato, tenderebbero a perdere il proprio valore. Ma se si limita la loro circolazione sul mercato, permettendo semplicemente la collocazione sul mercato dei diamanti più “puri”, a quel punto il loro valore tenderà ad aumentare.

14. Sebbene molti considerino le pretese francesi, quelle in base alle quali essi apparterrebbero alla linea di sangue nobile originatasi da Gesù e Mariamne (Maria Maddalena), quale pura fiction, la storia dei matrimoni incrociati tra le famiglie reali d’Europa successivamente al periodo medievale sembrerebbe dipingere un quadro differente.

15. Pare esserci quantomeno una preferenza nel cercare di inglobare appunto quelle linee di sangue nell’ambito di numerose delle linee di sangue reali. Anche in questo caso, se il Priorato di Sion fosse antico come sostiene di essere, allora la sua esistenza, e l’apparente prestigio e l’esclusività rivendicati certamente renderebbero queste famiglie nobili di un rilievo particolare e più elevato.

16. Ci sono però due decisivi punti deboli nella storia del pedigree relativo a tali linee di sangue. In primo luogo, non vi è alcuna indicazione del fatto che il nome del bambino fosse in effetti “Sara”, pare trattarsi di un nome differente, ovvero “Giuda”. In secondo luogo, non ci sono prove che il bambino sia sopravvissuto successivamente alla morte della madre avvenuta intorno al 62 d.C.

17. In effetti, l’ossario presente nella tomba di Gesù a Talpiot est è una decisiva prova archeologica del fatto che il figlio presente in Francia fosse in effetti un maschio, non una femmina, e che non fosse sopravvissuto a lungo dopo la morte di Mariamne.

18. In secondo luogo, se i leggendari Re Pescatori rappresentassero effettivamente le linee di sangue dei grandi Re d’Irlanda, allora almeno mezzo milione di irlandesi avrebbero un diritto assai più puro, più antico, e quindi maggiore diritto di rivendicare quell’eredità, assai più della categoria dei reali d’Europa degli ultimi 1500 anni nel suo complesso.

19. Naturalmente, Patrizio, e i mercenari cattolici che seguirono le sue orme nei secoli successivi, hanno fatto alle famiglie reali d’Europa un grande favore. Così come lo hanno fatto ai discendenti di Gesù e Mariamne (Maria Maddalena). Soprattutto perché hanno cancellato quella storia in maniera tanto radicale che ormai nessuno può più dimostrare, utilizzando prove concrete, l’effettiva verità in riferimento a tali linee di sangue.

20. Col senno di poi, se la Chiesa di Roma avesse compreso quanto pure fossero le linee di sangue in Irlanda, e quanto numerosi fossero gli effettivi discendenti, a quel punto l’ordine impartito a Patrizio avrebbe potuto essere quello di eliminare ogni anima in Irlanda.

21. Pare sia vero che, per secoli, numerosi dei Casati d’Europa abbiano rivendicato la propria regalità sulla base di elaborati e splendidamente articolati alberi genealogici che facevano riferimento al patrimonio dei mitici “Re Pescatori” e dei Merovingi. In altre parole, hanno rivendicato una discendenza di sangue dalle linee di sangue di Gesù e di Maria.

22. In un certo senso, è stata una benedizione per gli effettivi discendenti, quelli con i contatti più indiscutibili con quelle linee di sangue. Perché se tale verità fosse stata effettivamente riconosciuta, non ci sarebbe più alcun irlandese oggi, né probabilmente alcun gallese.

23. Ma la Chiesa di Roma, la Chiesa di Paolo, aveva dimenticato un elemento di saggezza fondamentale che restava la ragione principale per cui i loro antenati, in primis, fossero impegnati a bere il sangue delle proprie vittime ed a compiere sacrifici umani – la saggezza è nel sangue.

24. I Cristiani fanatici, gli zeloti di Paolo, potranno anche distruggere le grandi biblioteche in cui la grande sapienza viene conservata, come hanno fatto ad Alessandria e a Roma. Potranno saccheggiare e distruggere culture, come hanno fatto in Irlanda, con l’obiettivo di riportarle all’età della pietra. Potranno distruggere tutte le possibili prove storiche e fabbricarne di fasulle.

25. Ma quando si tratta della verità, di un elemento che è all’interno nel nostro stesso sangue, esistono qualità all’interno della nostra stessa struttura che ci guidano e che ci ricordano come siano andate effettivamente le cose.

26. La Chiesa Cristiana ha massacrato milioni di persone. Ma non può distruggere la saggezza che è nel nostro sangue, quella nel nostro DNA che è in grado di comunicare con noi.

Capitolo 14
L’UOMO PIÙ MALVAGIO DELLA STORIA


1. C’è un ulteriore capitolo da scrivere sulla linea di sangue di Gesù e Mariamne (Maria Maddalena), e riguarda ciò che a quanto pare è stato scoperto nella regione che circonda Marsiglia.

2. Se, nell’ambito delle informazioni che presentiamo, avete prestato attenzione alla storia dei concili della Chiesa e dei fondatori del Cristianesimo, allora saprete che, successivamente al primo concilio della Chiesa nel 48 d.C., Paolo raddoppiò i propri sforzi indirizzati a creare la sua nuova religione per rendere inoffensivi i Nazareni e il messaggio stesso di Gesù.

3. Sappiamo, in base al contenuto del Nuovo Testamento, che Paolo fosse stato impegnato in una serie di grandi missioni. Con ogni probabilità si trattava di un genere di missioni assai specifico, brillantemente occultate tanto per promuovere il Cristianesimo quanto per reclutare spie a livello locale al fine di rintracciare e scovare il rifugio della famiglia reale.

4. Mentre dalla Bibbia appare evidente che Paolo non si sia mai recato in Britannia o in Spagna, è pressoché certo che Paolo si sia a tutti gli effetti recato in Britannia. Una leggenda racconta di come egli sia giunto lì ed abbia attraversato la regione controllata da Giuseppe, e la stessa Glastonbury, transitando nell’area del Devon. Esiste un antico racconto, in questa stessa area, che riferisce il fatto che il “Diavolo” abbia visitato il Devon.

5. Sappiamo inoltre che Paolo fu scomunicato intorno al 59-60 d.C. A causa dei suoi terribili crimini contro la vera Chiesa di Gesù.

6. Su tale base, i seguenti eventi risultano tristemente, e con tutta probabilità, la vera storia di ciò che accadde nel caso di Gesù, Maria e Giuda in seguito all’opera dell’uomo più malvagio della storia umana, il fondatore del Cristianesimo, Paolo di Tarso.

7. Essendosi impegnato a predicare apertamente assolute menzogne per danneggiare Gesù e l’effettivo messaggio dei discepoli di quest’ultimo, sin dal 50-52 d.C., Gesù e Mariamne (Maria Maddalena) ne avranno certamente avuto notizia.

8. Probabilmente, in una prima fase, Gesù fu in grado di contenersi. Ma quando il momento della scomunica di Paolo giunse, non fu probabilmente in grado di rimanere a lungo in silenzio. E’ possibile che sia stato Gesù stesso l’istigatore di tale evento tramite l’invio di uno specifico messaggio a suo fratello Giacomo, citando in giudizio Paolo affinché fosse scomunicato quale primo eretico della storia cristiana.

9. Tuttavia, agendo in questa maniera, Paolo e il Casato di Ananus avrebbero potuto finalmente rendersi conto della località in cui si trovavano tanto Gesù stesso quanto la famiglia reale.

10. Dopo essere stato scomunicato, Paolo quasi certamente tornò all’opera, impegnato nella sua grande “terza” missione, e raggiungendo la Francia. In base alla leggenda di Lazzaro, Paolo e la sua banda di assassini scovarono Gesù e con ogni probabilità fu Paolo stesso ad uccidere Gesù, tagliandogli la testa per consegnarla, come prova, a Jonathan (Gionata) ed al resto della famiglia dei Sommi (Alti) Sacerdoti.

11. A quanto pare, almeno in base alla leggenda di Mariamne (Maria Maddalena) – che, ormai sola, si nascondeva nella grotta di una collina nei pressi – Paolo uccise anche Giuda, il figlio più giovane di Gesù. Egli assegnò quindi ad un altro gruppo il compito di dare la caccia a Mariamne (Maria Maddalena) e di eliminarla, e immediatamente dopo partì per fare ritorno a Gerusalemme con la testa tagliata di Gesù quale trofeo da mostrare ai suoi padroni e all’effettivo e segretissimo Sommo (Alto) Sacerdote del Cristianesimo, Jonathan (Gionata).

12. La testa di Gesù, a quanto pare, andò successivamente perduta, fino a quando tale “tesoro” fu infine riscoperto da un manipolo di cavalieri sotto le rovine del Grande Tempio, che successivamente si impegnarono a fondare i Templari. Gli altri resti di Gesù, di Mariamne e dei loro figlio furono tutti ritrovati nella tomba perduta di Gesù e della sua famiglia, quella scoperta nel 1980, a Talpiot est.

13. Purtroppo i resti di Gesù, di Mariamne, di Giuda, di Giacomo e degli altri furono sottratti dagli ebrei ultra-ortodossi, che devono il loro patrimonio storico-religioso ai farisei, e furono sepolti nuovamente in una località ad oggi sconosciuta.

14. Nel 62 d.C., incoraggiato dagli eventi, Jonathan (Gionata) riuscì a far sì che suo fratello fosse eletto Sommo (Alto) Sacerdote, e nello stesso anno Maria fu finalmente rintracciata ed assassinata, mentre Paolo fu responsabile della brutale tortura pubblica e dell’assassinio di Giacomo, fratello di Gesù.

15. Il resto è storia. L’uomo più malvagio che mai abbia messo piede sulla terra fu finalmente decapitato nel 65 d.C., ma solo dopo che circa mezzo milione di persone fu massacrato ad opera dei suoi fanatici seguaci.

Capitolo 15
LE PROVE SONO OVUNQUE


1. Nonostante tutto questo male, le linee di sangue di Gesù e Mariamne (Maria Maddalena) sono sopravvissute e sono state rievocate grazie ad alcuni dei più grandi poeti, autori delle vite dei santi e musicisti di ogni epoca.

2. Chi afferma che non esista oggi alcun rappresentante della linea di sangue di Gesù e della linea reale di Giuda, si sbaglia.

3. Chi ama invece rivendicare il fatto che tali stirpi siano rintracciabili esclusivamente nelle famiglie aristocratiche d’Europa e nelle famiglie segretissime associabili alle teorie della “cospirazione” e alle società segrete, si sbaglia, in buona parte, alla stessa maniera.

4. Perché non ci sono solo una o due dozzine di persone che hanno nelle proprie vene le linee di sangue di Gesù, di Giuseppe, di re Zedechia, di Re Davide e di Salomone, esistono decine di migliaia di persone che possono vantare una simile ascendenza.

5. E cosa ancora più rilevante, queste persone non si limitano ad essere parte integrante della linea di sangue di Gesù e della linea di Giuda, nelle loro vene scorre il sangue dei veri eredi al trono dei faraoni d’Egitto, andando a ritroso nel tempo fino ad Akhenaton, il vero Mosè.

6. Eppure, ancora più sorprendentemente, queste migliaia di persone risultano le eredi della singolarissima combinazione di linee di sangue che include quelle dei faraoni Hyksos e dei re di Ugarit, risalendo indietro nel tempo fino ai re di Ebla e ai primi re-sacerdoti d’Irlanda, a più di 8.000 anni fa.

7. Nel corso della storia, questi ultimi sono stati variamente indicati come “I Divini Spiriti dell’Agrifoglio”, o gli Spiriti Santi, i “Santi (Holly) “, o la Sacra Famiglia, gli Illuminati e gli dei viventi, poiché nessun altra categoria di persone ha mai avuto una tale possibilità di accesso alla saggezza nelle proprie vene, nessun altro gruppo di persone ha mai avuto la possibilità di vantare ascendenze riconducibili a linee di sangue ‘divine’ più importanti di queste ultime.

8. Nessun altro gruppo è mai stato definito in questo modo. Loro rappresentano gli “Holly” da cui deriva il termine “holy”, santo/sacro. La “sacralità” è nella loro stessa denominazione!

9. Sopravvivono grazie al loro numero, perché non sono più stati regine e re da quando il Cristianesimo ha preso il sopravvento. Sopravvivono semplicemente perché si è perduta la memoria di cosa e di chi sono.

10. Anche facendo riferimento al cognome, sono difficili da individuare come un unico grande gruppo. Alcuni hanno oggi cognomi quali Cullen, Collins, Cuilleann, altri ancora O’Culenan, Nicholas, O’Collins, Cullenan, O’Cuilleain e O’Coilean.

11. Oggi si trovano praticamente ovunque, in tutto il mondo, assolutamente ignari del proprio patrimonio, mentre agli irlandesi non è più rimasto alcun vero e proprio testo storico in base al quale rendersi conto di ciò che sinora abbiamo raccontato.

12. Ci sono quasi certamente ancora più persone che possono dirsi eredi di queste linee di sangue in seguito a matrimoni incrociati che sono troppo numerosi e complessi da considerare in questa sede.

13. Tuttavia, ciò che effettivamente resta è la consapevolezza che scaturisce dalla propria interiorità, quelle storie, quelle leggende, quei collegamenti, quei sentieri della storia che continuano a fare ritorno costantemente negli stessi luoghi, e a far riferimento agli stessi personaggi, alla stessa idea di fondo.

14. Naturalmente, quando si discute da un punto di vista accademico o scientifico, le leggende e i racconti risultano agevolmente liquidabili ed emarginabili nell’ambito dell’analisi storica. Tuttavia, si scopre molto spesso che anche nelle profondità della storia stessa vi sia in effetti un’altra “storia”. Ogni teoria che viene presentata contiene in sé un peculiare punto di vista sui fatti. Non c’è storia che sia stata scritta che si presenti priva di errori.

15. Non è questo tuttavia lo scopo del tempo trascorso a presentarvi questi fatti e queste affermazioni. Il nostro scopo è invece quello di risvegliare le coscienze delle persone affinché si rendano conto del fatto che esistono numerose persone, numerose decine di migliaia di persone, che condividono questo particolarissimo legame in questo mondo, un elemento che resta importante in riferimento alla storia della razza umana ed a quella dei personaggi di stirpe reale presentati nella Bibbia, e di quelli che si sono impegnati in prima linea nella battaglia tra le forze del bene e del male.

16. E dopo 2.000 anni dall’anno della nascita di Gesù, così come l’apostolo Giovanni aveva sperato, come molti avevano pregato che avvenisse, l’era di Satana sta per volgere al termine.

Capitolo 16
LA BATTAGLIA FINALE TRA IL BENE E IL MALE


1. Quando accendete la televisione e guardate un film riguardante personaggi della Bibbia che si battono contro il male, noterete quella trama classicheggiante, quella maniera di presentare i personaggi quasi come dei super-eroi di fronte ai terribili ostacoli che gli si presentano mentre si battono per fare del bene, di fronte alle risorse invece apparentemente infinite del male.

2. Per la maggior parte delle persone, tali disquisizioni a proposito di una vera e propria battaglia letteralmente intesa tra il bene e il male potrebbero apparire esagerate, l’ambito tipico di predicatori fanatici, che si illudono spesso di rappresentare una sorta di figure messianiche e che tendono a manipolare le menti dei propri seguaci.

3. Tuttavia, queste ultime non sono ipotesi irragionevoli. Numerose persone vedono sé stesse come una sorta di salvatori e messia, e predicano alle persone ciò che è bene e ciò che è male, etichettando sommariamente le persone e spesso facendo appello ad argomentazioni fondate sull’odio.

4. Ma tale tendenza non è in alcuna maniera paragonabile alla storia più profonda ed effettivamente “storica” che parla di forze che sono ancora ai nostri giorni ossessionate dal sacrificio umano, dal conservare il proprio potere e la propria ricchezza, dall’impegnarsi nel controllare il destino del mondo per ostacolare quella forza che è in grado di cooperare con l’universo in qualsiasi momento lo desideri, che cerca di illuminare il mondo, che cerca di smascherare coloro i quali tengono in ostaggio il mondo e di porre fine al loro regno.

5. Questa è una guerra reale ed effettiva, ed è una guerra che non è infuriata solo per 100 anni, o mille anni, o anche per duemila anni, ma che risale a numerose migliaia di anni fa, agli albori della civiltà e della stessa religione.

6. Sin dall’inizio emersero rapidamente due ‘gruppi, quelli che comprendevano il segreto della “via breve”, e che praticando il male potevano collegarsi all’universo per i propri fini e il proprio potere, e quelli che comprendevano la “via lunga”, la via legata all’impegnarsi creativamente, al tentativo di aiutare le proprie comunità e, quindi, riconducibile al tentativo di cooperare con l’Universo nei secoli.

7. Da allora, questi due gruppi sono stati coinvolti in una grande battaglia, e, nel tempo, o l’uno o l’altro ha prevalso in una determinata fase.

8. L’ultima grande guerra del bene contro il male, iniziò intorno al 600 a.C., vide l’età dei lumi scemare fino al 62 d.C. circa, quando l’incendio intenzionale di Roma, appiccato da S. Paolo e dai suoi fanatici cristiani controllati dai Sadducei, causò la morte di centinaia di migliaia di persone.

9. In origine, Gesù tentò di denunciare il male operato dai Sadducei e a tutti gli effetti anche la storia della discendenza ebraica della linea di sangue di suo padre legata ai re d’Israele. Successivamente, invece, si è trasformato nella figura tormentata del nuovo culto sadduceo che oggi definiamo Cristianesimo, che ha gettato una nuvola oscura e corrotta sul mondo per quasi duemila anni.

10. Ora siamo di nuovo nel bel mezzo di una battaglia tra il bene e il male, dove le schiere di coloro che si impegnano a schiavizzare il mondo, di coloro che mentono, di coloro che fingono di essere buoni, ma che continuano a perpetuare le guerre e il male, sono chiamate a rendere conto del proprio operato, di fronte all’Uomo, di fronte alle anime di buona volontà che lottano per il bene.

11. Contro tali apparenti e insormontabili ostacoli, la battaglia incombe ancora una volta su tutti noi, come è stato profetizzato.

12. Questi sono a tutti gli effetti gli Ultimi Giorni.

13. Ma piuttosto che dimostrarsi una battaglia in cui si manifesterà un vincitore e uno sconfitto, questa battaglia riguarderà l’unificazione delle potenzialità dell’anima umana, l’unificazione dei cieli e la fine della guerra per sempre.

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Autore: Franck O’Collins – Fonte: www.one-faith-of-god.org
Traduzione: Heimskringla per connessionecosciente.wordpress.com
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