Facilissimo creare Ecovillaggi, difficile è farli evolvere

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Luca
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Facilissimo creare Ecovillaggi, difficile è farli evolvere

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ORGANIZZAZIONE DI ECOVILLAGGI
- PASSAGGI DI SUCCESSO ed OSTACOLI -
Immagine
E’ facilissimo creare Ecovillaggi, la difficoltà sta nel farli andare avanti..
Intervista ad un esperto finlandese.
Fonte : http://paradisiverdi.ucoz.com/
-PARTE A Cosa ne pensa di questa gente?
- Penso abbiano l’euforia dell’inizio, hanno appena raggiunto il loro sogno – preso una terra, e perciò vedono tutto rosa. Adesso parlano di amore e del loro incontro con la natura, ma, se non comprenderanno alcune cose, in qualcosa come 2 anni rischiano d’incontrare i tipici problemi anche nel loro ecovillaggio.

TempoDiVivere può affiancarvi per evitare queste problematiche, ed evidenziare le vere motivazioni individuali e di gruppo, che spingono a fare queste scelte, garantendone il successo attraverso gli incontri con i nostri Counselor .

- Ma non crede che la gente possa saltare gli ostacoli grazie al loro amore?

Tutto può essere, ma vede, siamo testimoni di ciò che è già successo e più di una volta e continua a ripetersi in diversi ecovillaggi. All’inizio la gente riceve questo sentimento di amore e felicità, ma loro non sanno da dove proviene e dopo non sanno più cosa fare quando questo sentimento se ne va. Succede e basta. E quindi "improvvisamente” arrivano i problemi. Ed ecco perché sarebbe opportuno proporre ragionevoli principi e raccomandazioni per instaurare le obiettive circostanze per mantenere questo amore… Quando vedono, per esempio, che i loro vicini non sono come se li aspettavano, come invece poteva essere sembrato quando non condividevano lo spazio assieme.

-·········Quindi lei non crede che ci possano essere eccezioni? Tipo gente che anche nei momenti più difficili mantiene forza e fede nell’idea.

· Sicuramente certe eccezioni ci possono essere. Ma in questo caso non ci interessano le eccezioni, ma il modo giusto per indirizzare le masse. Il metodo che è possibile raccomandare al più gran numero di ecovillaggi. Essere a conoscenza di tutti gli ostacoli e sapere se si è in grado di superarli o meno.

Dimitri Olhovoy: La chiaccherata con Dimitry Vatolin – uno dei pionieri di questo fenomeno.

-- Lei non presta attenzione al romanticismo. Cosa c’è di male nel fatto che ci si può innamorare pazzamente senza il bisogno di pensarci su?

- Niente. Innamoratevi finchè vi pare. Ma se avete intenzione di intraprendere una relazione duratura, è utile che ci pensiate.


N.D. Walsh. Chiacchiere con Dio.

Introduzione.
Questo ciclo di articoli è apparso come il risultato della corrispondenza personale con Dimitry Vatolin (ecovillaggio Arca), durante la quale ci scambiavamo osservazioni sulla vita dei nostri ed altri ecovillaggi che conosciamo, sullo sviluppo di ecovillaggi basati sulle idee di Anastasia (per ulteriori informazioni contattate l’Amministratore di questo sito). Abbiamo notato della gran comune regolarità. A volte questa regolarità e così vividamente individuabile al punto che, anche a distanza di migliaia di chilometri, si possono ricontrare storie simili, con simili problemi. Piani di organizzazione dello stesso tipo conducono alle stesse tipiche conseguenze, includendo sia i successi che i peggiori problemi. Ecco perché è nata l’idea di creare questi articoli, per color che hanno appena cominciato a creare il loro villaggio, per coloro che vogliono evitare probemi, per coloro che hanno già avuto momenti duri ed hanno domande per renderli migliori. Forse se l’esperienza di ecovillaggi già esistenti fosse più conosciuta, probabilmente gli organizzatori di quelli nuovi presterebbero più attenzione a fattori che magari all’inizio sembrano senza importanza ma che poi alla fine possono risulatare decisivi sul destino dell’ecovillaggio.

1. Comprensione di questa idea: "di città” e "di villaggio”.

Di solito coloro che organizzano o stanno per andare a vivere in un ecovillaggio sono pronti a dare il benvenuto a gente con le stesse ideein quanto pensano che ognuno comprenda la parola ecovillaggio quanto loro. Ma nella fase delle primissime cose pratiche da fare per organizzare un ecovillaggio (scegliere una terra, discutere di formalizzazione giuridica, il modo in cui trattare il terreno, la delimita delle proprietà, l’inizio delle costruzioni) tra i già amichevoli partecipanti cominciano le più inaspettate divergenze.

Per esempio, si possono rilevare fin da subito, coloro che vogliono cominciare a lavorar la terra subito e quelli che non lo vogliono – a volte a causa di qualche profonda ideologia. Per esempio c’è un uomo chiamato Igor Voronin che ha sempre partecipato alla vita dell’organizzazione fin dalla nascita della stessa, era molto attivo ed interessato. Ma questa persona nel 2002 si è vividamente espresso contro l’idea di prendere un terreno e cominciare a vivere lì da subito. E la sua motivazione era la seguente: è poco probabile che riusciremo nel progetto finché non saremo tutti d’accordo anche nei più piccoli dettagli e, anche, finché non avremo le nostre coscienze pronte, facendo un lavoro psicologico-spirituale su noi stessi. Altrimenti, come lui dichiarò, primo: non saremo noi coloro che professano le stesse idee nel pieno significato delle stesse. E, secondo: porteremo nell’ecovillaggio tutti i nostri "difetti cittadini”.

Altri membri del gruppo non gli diedero supporto, anche se, abbastanza ragionevolmente hanno notato che le probabilità di ripulirsi coi pensieri, lavorare spiritualmente e diventare più esperti, stando in città, sarebbero troppo basse. "La terra mostrerà chi è chi e di cosa valiamo, a prescindere dalle discussioni teoriche”. Riguardo a come l’ecovillaggio dovrebbe apparire, la maggioranza era concorde che prima bisognasse vedere e "sentire” la terra e poi pianificare cosa e come costruire.

Voronin se ne andò dall’organizzazione cercando nuova gente.

In altri 6 anni circa, la terra mostrò veramente chi è chi, ma per sistemare qualcosa fu già troppo tardi in quanto la terra era di loro proprietà e non per loro non c’era altro da fare che rassegnarsi.

Ma Voronin non ebbe successo nella sua nuova ricerca.

E così qui vediamo le ragioni e non ragioni di entrambe le parti. E’ vero che quando una persona vive nella sua terra, ha veramente più tempo e forza per comprendere e sistemare la sua vita, più di quanto potrebbe in città. Ma è anche vero che non tutti sono proprio pronti a trasferirsi là da subito. E se queste cose non vengono chiarite immediatamente, può veramente succedere che coloro che prendono possesso della terra possano essere definite con riserva "persone che professano le stesse idee”.

E quindi arriviamo ad una delle basilari differenze nel comprendere il termine ecovillaggio, che possiamo enunciare in questo modo: persone diverse comprendono in maniera diversa il ruolo che l’ecovillaggio gioca nella loro vita. Alcuni prendono la terra per il futuro, altri non per loro stessi ma per preparare un giardino paradisiaco per i loro figli, altri preferiscono stare in città ma avere questa terra per riposare ogni tanto l’anima dalla vita stressante ed alcuni la prendono per trasferirsi lì seduta stante. Ma la lista potrebbe continuare...

E queste differenze cominciano ad assumere una grande importanza quando le azioni pratiche si avviano.

Perché succede questo?

Tutte le posizioni descritte hanno le loro ragioni, ma tuttavia basandoci su esperienze note di ecovillaggi, non appena alcuni del gruppo si stabiliscono in quella terra come luogo di vita permanente, i conflitti tra quelli che vivono lì stabilmente e quelli che vi si recano solo ogni tanto, cominciano a farsi vedere, per molti motivi.

Ed una di queste ragioni è che queste persone si accingono a cominciare un progetto comune non avendo stabilito cose concrete. Ed è naturale ottenere come risultato dei gran fraintendimenti.

E così possiamo notare che il fatto che una persona dichiari di voler vivere in ecovillaggio non significa che abbia le stesse intenzioni di tutti gli altri. Sicuramente ci sono delle similitudini, ma ad un livello così generale che per una cosa così pratica come creare un ecovillaggio una tale astratta comunità è ovviamente non abbastanza! Bisogna raggiungere un livello di comunanza o comprensione in ogni concreta cosa "terrena”, che tocca direttamente l’organizzazione della vita in ecovillaggio.

Ed ecco queste ragioni concrete o conflitti tra i "cittadini” e color che vivono costantemente in ecovillaggio, ed hanno un carattere molto pratico:

1. Prima di tutto, se in un ecovillaggio fresco, ci sono diversi nuclei familiari che sono pronti a vivere costantemente in quella terra, da subito bisogna risolvere un gran numero di questioni importanti (definizione del territorio, infrastruttura, guadagno monetario, scuola, collaborazione col mondo esterno, ecc.) che richiedono forza, fondi e, il più importante, unità nella concordanza ed azioni. E pervenire a questa unità è difficile con persone che non sono costantemente presenti oppure hanno idee differenti. Si ritrovano semplicemente a parlare due lingue diverse.

2. In circostanze di vasto territorio e densità della popolazione bassa, risolvere questioni organizzative è quasi impossibile. Sicuramente la gente che vive lì può occuparsi delle loro terre ma, se il fatto è che su 100 famiglie, metà non è presente affatto ed 1/4 è presente raramente e non pensano che sia importante condividere per le costruzioni comuni, strade o ponti, ecc. e tutte le altre cose che sono importanti per la normale funzionalità dell’ecovillaggio e per la vita separata delle famiglie – le porzioni di terreno appartenenti ai "cittadini” cominciano a diventare un vero peso.

3. Con quest’ultima ce n’è un’altra correlata: quando si crea qualcosa con la proprie forze ed altri semplicemente arrivano e ne fanno uso, la possibilità di offesa è molto alta.

4. Non pensate che I problemi elencati siano una prerogativa degli ecovillaggi che hanno deciso di costruire strade ed utilizzare l’elettricità. Una bassa densità di popolazione da anche altri problemi. Il più lontano i vivini vivono e minore è la possibilità di utilizzare cose in comune. Per esempio se 4-8 ettari vicini sono vivibili, hanno bisogno di un solo pozzo per tutta la compagnia, un generatore, ecc.

5. Se in qualche terreno si verificano delle infrazioni (per esempio, la strada è completamente coperta di erbacce o qualche grossa pianta si trova dietro il limite del terreno, sulla strada e non c’è nessun marchio di territorio, materiali da costruzione abbandonati, ecc.), per sistemarle senza la presenza dell’effettivo proprietario diventa un problema ed i problemi si continuano ad accumulare per anni.

6. Coloro che vivono ancora in città sicuramente spendono la maggior parte del loro tempo in un differente sistema sociale, e molto spesso portano con loro all’interno dell’ecovillaggio certi pensieri, idee, emozioni che, in un modo o nell’altro, contrastano col modo di vivere di quelli che vivono permanentemente lì. Passare dalla mentalità cittadina a quella ecovillaggistica richiede spesso un certo tempo. Ed andarci una volta a settimana od anche più raramente non aiuta. Specialmente per la tendenza a voler finire tutto subito e magari, di conseguenza, ingaggiare ditte edili, ecc. E spesso queste figure esterne possono anche essere shockanti per gli abitanti dell’ecovillaggio, non essendo più abituati a fumatori, gente che parla "senza censura”, persone rumorose, ecc.


Così, come possiamo osservare, questa differenza è una delle più rilevanti, per non parlare poi delle divergenze religiose, opinioni su fumo/alcol, vegetariani o no, concordia sul divorzio o meno e così via. Ecco perché certe domande vanno poste in principio, per evitare tutti gli eventuali dilemmi.


Ma sicuramente la questione se andare a vivere da subito nell’ecovillaggio o dopo un pò di tempo può essere difficile da regolare ancor prima di aver "fatto conoscenza” col terreno perché molta gente non ha la più pallida idea di cosa voglia dire vivere in natura.

Molti credono spassionatamente che la natura possa fare miracoli e sono pronti a stabilirsi senza pensarci due volte. Ma quando poi si verifica che i miracoli differiscano da quello che avevano in mente, i piani di stabilirsi lì da subito cambiano a loro volta.

Ecco perché quando cominciamo una nuova impresa (specialmente se connessa ad un talmente grande circolo di persone) non è saggio ed anche non molto onesto, basare un successo su qualcosa del quale non si ha neanche idea, o del quale si sa molto poco.

Quindi è meglio cercare di fare più esperienze possibili prima di stabilirsi oppure, se non se ne ha la possibilità, fare affidamento al bagaglio di esperienze in possesso in quel momento. Bisogna contare sul successo, ma non ciecamente.

Nel primo anno di esistenza dell’ecovillaggio sembra tutto funzionare, anche andandoci una volta a settimana. La gente riposa l’anima nella loro terra e in effetti anche cose meravigliose e miracolose succedono in loro. E possono tenere in loro questi sentimenti per tutta la settimana fino al weekend seguente. Ma comunque vivendo in città si mantengono tanti aspetti della vita quotidiana (prendere acqua dal rubinetto, usare l’elettricità, andare a buttare la spazzatura, compare cibo al supermarket, ecc.) dai quali è veramente difficile liberarsi. E si tende a mantenerli, almeno in parte, anche all’interno dell’ecovillaggio.

Queste abitudini esistono perfino a livello inconscio, ed ecco perché è difficile anche per persone molto preparate e spirituali cambiare lo stile di vita. A lungo una persona può sognare della vita nella natura e credere che sarà facile dire no a diversi beni della civiltà, ma semplici sensazioni fisiche di disagio (freddo, punture di zanzara, ecc.) alla fine possono trasformare la sua fede e farle decidere di vivere in una maniera più "tecnocratica”. Ed ecco come mai alcuni piccoli compromessi non sono evitabili all’inizio del cambio vita.

E così, tutte le modalità di trasferimento in un ecovillaggio sono buone. Ma nonostante la bontà e l’importanza di queste modalità è importante capire quanto segue: con un ecovillaggio coesistono duramente!


Tutti I disaccordi descritti sono avvenuti perchè le idée delle persone non sono state discusse e chiarificate fin dal principio. Si pensa che se la gente vuole vivere in un ecovillaggio, tutti loro abbiano le stesse idee. Ma non è veramente così. Le persone e le idee sono diverse. Ed ecco per quale ragione per realizzare con successo un ecovillaggio è importante essere concreti. L’immagine di quel concreto ecovillaggio che noi, gente concreta, vogliamo e siamo pronti a creare!

- PARTE B
1. Come gli organizzatori immaginano la loro partecipazione al progetto.

Se c’è un leader nell’ecovillaggio e tu sei uno di essi – organizzando un ecovillaggio, tu attrai gente in quest’impresa, questa gente crede in te, è molto importante fin dall’inizio che tu capisca fino a che limite ti puoi spingere nel partecipare alla vita di questo ecovillaggio.

Se stai pianificando l’ecovillaggio come un posto di vita permanente oppure una specie di "casa di campagna” dove andrai di tanto in tanto.

Se una persona non è pronta o le sue conoscenze nel campo sono scarse e questa si appresta a diventare leader, sperando che poi altri sistemino le cose, spesso questo porta ad un conflitto.

Invece se i leader hanno veramente esperienza e sono in grado di risolvere diversi problemi, siamo già un passo avanti.

2. Ecovillaggio o villaggio che è eco solo di nome ;)

Per dir la verità non ci sono molti ecovillaggi dove la gente sa chiaramente cosa stanno facendo e come la loro piccola società deve apparire. In altre parole una cosa come l’Immagine dell’ecovillaggio, esiste veramente in una piccola percentuale di persone, altri sfortunatamente pensano che non sia poi così importante o non ci pensano affatto.

Nell’ecovillaggio Kovcheg (Arca) dicono "certa gente viene da noi per piazzare tenute familiari e altri per costruire un ecovillaggio”. E queste son due cose diverse. Un ecovillaggio è costituito da terreni separati più una comunità. Un posto dove la gente vive tutto l’anno, ci lavorano, fanno nascere i loro bambini, li educano, ecc.

E quindi pianificare ed organizzare la vita in ecovillaggio deve essere una cosa seria! E dalla parola comunità noi comprendiamo le relazioni tra le persone, i loro interessi e gesti comuni, territori e beni che ci sono per concretizzare questi comuni interessi. E di conseguenza importante prestare attenzione non solo agli insediamenti isolati ma anche alla collaborazione tra loro.

3. Imagine della vita nel futuro ecovillaggio: più vicini alla natura o alla civiltà?

Se vogliamo creare un ecovillaggio sarebbe ottimale il sapersi immaginare chiaramente cosa vogliamo ottenere come risultato finale. Se vogliamo un villaggio con elettricità, acqua, ecc. o, al contrario, se vogliamo allontanarci il più possibile dalla civilizzazione, oppure qualcosa di intermedio.

Se uno che ha sempre vissuto in città non ha idea delle variabili della vita in campagna, che tipo ci case si costruiscono, come si costruiscono, come soddisfare alcuni bisogni di base (cibo, acqua, toilet, lavarsi e lavare i vestiti, ecc.), quali strumenti sono usati per organizzare una giornata lavorativa, ecc. – sarebbe piuttosto opportuno farsene un’idea.

C’è gente che sogna di una vita il più vicina possibile alla natura: camminare scalzi o addirittura nudi, mangiare solo quello che cresce, ecc. Ma sicuramente se certi desideri sono presenti, bisogna prepararsi adeguatamente per adempierli – fisicamente e socialmente. Due casi sono noti (da ecovillaggi negli Urali): 1. Quando una persona (o una famiglia) cominciano a vivere in questa maniera estremamente naturale nell’ecovillaggio ed i restanti abitanti non ne sono rimasti entusiasti. Gli abitanti dell’ecovillaggio potrebbero vergognarsi di questo comportamento e temere il giudizio degli ecovillaggi vicini temendo di essere osservati come pazzi e, di conseguenza, il comportamento fortemente naturale potrebbe essere mal visto.


2. L’altro caso, quando una famiglia va a vivere nel loro terreno, dentro l’ecovillaggio, in armonia con la natura e dichiara "quando i nostri vestiti saranno consumati, andremo in giro con vestiti che non si consumano mai” (ovvero, nudi) e gli altri gruppo dell’ecovillaggio si discostano un po’ da loro e, a domande su quella particolare famiglia rispondono con un sorriso "si, sono strani ma è la loro scelta, noi vivremo in un altro modo”.

Sembra ok, ma allo stesso tempo è chiaro che il gruppo si vergogna di quella famiglia, e sicuramente la famiglia stessa non è contenta di non avere comprensione da parte loro.

Allo stesso tempo in Crimea questo tipo di persone vivono in cave con interi gruppi. Non parlano formalmente di terreno, semplicemente vivono nelle montagne vicino al mare, mangiano quello che cresce intorno, fanno il bagno al mare... E come sfondo del generale colorito esotico, sembrano in armonia e la gente è interessata a loro. Si dice anche che questi "figli della natura” siano anche in grado di curare la gente dalle malattie.

Quindi, perché abbiamo raccontato queste storie? Per vedere le varianti di quando in un ecovillaggio coesistono persone con diversi livelli di comprensione riguardo l’essere vicino alla natura. E’ un male: da una parte c’è vergogna e dall’altra c’è tristezza.

Ecco perché è molto importante che tutti i membri del gruppo abbiamo più o meno lo stesso livello di comprensione riguardo la vicinanza con la natura o la civilizzazione.
Se qualcuno vuole passeggiare in "vestiti che non si consumano” e nutrirsi con l’energia del sole – molto bene (e lo è veramente), bisogna cercare qualcun altro che condivida questi aspetti. E se invece si vuole essere più civilizzati bisogna trovare gente simile. E lo stesso vale per coloro che sono completamente attaccati ai beni della civilizzazione.

Tutte queste cose possono sembrar banali ma sfortunatamente ci sono stati molti gruppi, dove la gente cominciava a preoccuparsi su come vivranno, una volta il terreno è preso.

E qui la ragione per cui la gente che si raccoglie in un gruppo deve sapere tutto riguardo le idee altrui sullo stile di vita.

4. Corrispondenza di Immagine di ecovillaggio e Luogo.


Per organizzare una vita all’insegna della natura (costruire una casa con le proprie mani utilizzando materiali alla portata, dire no ai cellulari, ecc.) in un luogo non molto lontano dalle città (diciamo fino a 50 Km) è difficile. Le tentazioni di "ingaggiare e pagare”, "comprare e portare” sono così alte che presto o tardi la maggior parte della gente, anche quelli appartenenti allo "zoccolo duro”, si arrendono e si concedono alla civilizzazione.

D’altro canto, se si vuole vivere più civilizzati, è invece poco raccomandabile prendere una terra lontana nei boschi. Si possono immaginare i costi e le difficoltà per portare i materiali, instaurare l’elettricità, ecc. Così come vedete questo punto mostra anche che è molto importante sapere che tipo di ecovillaggio si ha intenzione di costruire, prima ancora di prendere un terreno.

5. Grandezza e spazi in comune.

Pensando all’Immagine di ecovillaggio dobbiamo avere molto chiaro se intendiamo la proprietà privata o comune. Si pensa sia inutile parlarne ma non è così, in quanto per esperienza c’è gente che si raduna per ostruire un ecovillaggio e questo argomento non viene neppure trattato!

Se si tratta di proprietà private bisogna aver chiaro da subito quanto spazio ognuno desidera, i limiti, se tutti gli spazi hanno le stesse dimensioni, ecc.

Sicuramente ci devono essere gli spazi comuni. Uno spazio per risolvere questioni di tutti, per riunirsi per alcune celebrazioni, scuola, ecc. E’ inutile dire che bisogna anche discutere della loro grandezza e dei lavori che ognuno dovrà effettuare là.

E se invece si vuole un ecovillaggio impostato come proprietà comune deve essere stabilita qualche zona private e le dimensioni, casa comune o piccole cassette per tutti. Tutto ciò dev’essere chiarificato prima ancora di prendere il terreno.

6. Il nome dell’ecovillaggio.

Nella prima fase dell’organizzazione potrà sembrare che il nome che si darà al futuro ecovillaggio non abbia importanza e che si possa scegliere una qualunque cosa che descriva grossomodo lo spirito. Ma in futuro, quando l’ecovillaggio comincerà ad essere forte e conosciuto dalla gente, forse si comincerà a stabilire contatti con altre realtà simili e può succedere che il nome impedisca di dare una buona impressione, colorita, oppure impedisca di mostrare la propria individualità agli occhi di altri ecovillaggi o, più semplicemente, alla gente.

In generale possiamo sottolineare alcuni principi per la scelta di un buon nome:

1. Dev’essere un nome originale, non preso da qualcosa di esistente, affinché non si possa correre il rischio che anche altri adottino lo stesso nome.

2. Sarebbe bello se riflettesse alcune peculiarità del posto, ad esempio "Piandicastano", per dire che si trova in una pianura abitata da alberi di castagno.

3. Se si sta creando non un semplice villaggio che si vuole definire eco, ma c’è una concreta idea di fondo, sarebbe opportuno inventarsi un nome che rifletta questa idea, per esempio "Cavalasella". Dove si fa intuire ("cava la sella” ed insieme la parola "caval” per cavallo) che gli animali non vengono abusati.

4. Anche usare dell’umorismo non è male, o qualche doppio senso carino potrebbe essere interessante ed attrarre attenzione.

7. Corrispondenza tra Immagine dell’ecovillaggio e collettivo.

Sicuramente è meglio sapere quanti partecipanti sono pronti a far le cose direttamente come da progetto. E’ stato già detto in precedenza più di una volta che parlare è fondamentale, come sapere quanto tu e la gente intorno a te immaginate l’ecovillaggio, e se ci sono opinioni discordanti è meglio dividersi in più ecovillaggi.

Per quanto scomodo possa essere, bisogna affrontare le discussioni, per cercare di capire chi è veramente intenzionato a vivere in corrispondenza con le idée espresse, perché non tutti lo sono, alla fine.

Quindi non solo domande e risposte sono importanti. Bisogna anche avere molto chiaro chi ha realmente intenzione di mantenere le proprie parole. A volte si scopre parecchio!

In generale l’organizzazione di un ecovillaggio è meglio affrontata da un piccolo gruppo, che pensa in maniera dettagliata e pratica, da gente in grado di coordinare tutti i momenti base del futuro ecovillaggio in una chiave pratica e poi, successivamente, espandere le informazioni ed invitare altra gente, pronta ad accettare e a lavorare nei limiti dell’immagine in precedenza partorita.

Se si raduna inizialmente un gruppo di circa 20 persone o più, con il mero scopo di creare un ecovillaggio e poi, dopo qualche tempo, nasce qualche discussione su questioni pratiche (e questo avviene spesso), tutto ciò porterà ineluttabilmente alla confusione.

Proprio in questo modo appaiono ecovillaggi senza Immagine, quando nel migliore dei casi non c’è un pensiero collettivo ma solo frammenti di diverse opinioni, che differiscono abbastanza l’une dalle altre. E così ogni persona si appresta a creare qualcosa che ha in mente senza capire che poi, passando gli anni e che, se anche gli altri hanno fatto la stessa cosa, ci si ritrova senza armonia e la situazione diventa veramente difficile da risolvere e/o gestire.


Come conclusione, è importante dire che nell’idea di "Immagine dell’ecovillaggio” sono incluse anche questioni ardue da risolvere a priori mentre si vive ancora in città, senza avere esperienza. Ma ci sono alcune cose che per fortuna si possono risolvere grazie al buon senso e alla comunicazione, discorsi approfonditi. E bisogna parlare il più possibile!

Ed anche se in futuro alcune questioni dovranno essere risolte di nuovo a causa di cambiamenti di condizioni, comunque ci saranno intorno a voi persone che condividono veramente le vostre idee e pensieri e questo sarà d’aiuto nel risolvere molte complicazioni.

Oggigiorno l’Immagine di ecovillaggio è più sottovalutata che sopravvalutata. Ma per uno sviluppo di successo dell’ecovillaggio è più giusto, prima stabilire cosa vogliamo ricevere come risultato e poi discuterlo e discuterlo ancora insieme al gruppo! Se necessario separarsi in più ecovillaggi. Quindi, alla fine, è meglio aspettare un altro annetto prima di cominciare ma per conoscere bene i propri compagni di viaggio e le loro idee e poi, successivamente, creare un ecovillaggio con le persone giuste, che condividono i pensieri altrui.

Dimitri Olhovoy - Ecovillaggio Rodniki
Fonte : (link1 e link2)
Sito fonte : (link)
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